Aeroporto di Milano Malpensa, ore 13:30 del giorno 20 Maggio 2012. Dal gate B12 parte il Boeing 777 della Cathai Pacific diretto all’aeroporto di Hong Kong, il più grande del mondo. L’arrivo previsto per le ore 6:30 del mattino (ora locale). Su quel volo ci sono 25 ragazzi della classe 1H del liceo scientifico internazionale Umberto I di Torino. Dopo dieci ore di volo, prenderanno un altro aereo, stavolta per Shanghai-Pudong; la loro destinazione è l’East China Normal University di Shanghai, con sede in Zhongshanbei lu 3663 hao (Il numero 3663 della strada nord Zhongshan.) 中山北 路 3663 号.
“Seek truth, foster originality and live up to the name of teacher.” Questo è il motto dell’università dove i ragazzi passeranno le prossime tre settimane, studiando cinese, preparandosi all’esame del 16 Giungo tramite un programma di lezioni di lingua cinese tenute da insegnanti specializzati nell’insegnare il cinese agli stranieri.
Il campus dove alloggiano è enorme, 2 kmq, e comprende un dormitorio diverso per ogni nazione che invia regolarmente studenti a studiare le tecniche per l’insegnamento del cinese, una palestra, dei campi da basket, due campi da calcio, due piste di atletica (per tutte le discipline), una banca, diversi negozi, ristoranti e mense, e anche, logicamente, uffici ed aule. Nel campus è anche presente un fiume, probabilmente poco pulito ma sicuramente molto pescoso a giudicare dalla quantità di pescatori che si vedono lungo le rive; sono inoltre presenti alcune aree di costruzioni più tradizionali. Ma l’East China Normal University di Shanghai non è solo edifici ed aule, ma anche un’isola artificiale di verde in mezzo ad una delle più grandi, belle ed inquinati città delle terra.
Il programma organizzato dell’Università in collaborazione con l’Istituto Confucio di Torino prevede al mattino lezioni di lingua cinese e al pomeriggio varie attività tipiche della cultura cinese, in ordine, da martedì a venerdì: ceramica, carte intagliate, Taiqi e maschere tradizionali dell’Opera di Pechino. Il Sabato invece è stata effettuata una gita a Shanghai, nel quartiere dei grattacieli, detto Pudong, con visita alla famosa Pearl Tower, dalla cui seconda sfera si gode una vista mozzafiato di Shanghai (anche grazie al pavimento trasparente), al museo della storia della città e a quello della Scienza e della Tecnica. Il primo molto suggestivo, il seconde un po’ deludente in fatto di contenuti. Ed infine domenica, il giorno libero, visita al Bund, che non è un buono del tesoro tedesco (non stavolta), bensì il lungofiume, la parte vecchia, la parte ovest di Shanghai, la parte di tutti i palazzi più importanti della città, seguita da una frenetica corsa allo shopping nella principale arteria della città, l’affollata Nanjing lu 南京路. Il tutto condito dal soffocante caldo umido della Cina, dall’odore dei cibi particolari e dall’estrema puntualità: i pasti ad orari per noi improbabili con colazione alle 7:30, pranzo alle 11:30 e cena alle 6:30, ma perfettamente in orario e a lezione seduti 10 minuti prima dell’entrata del docente perchè nella cultura cinese il ritardo è un’offesa molto grave. Ma anche pervasi dal silenzio, dalla gentilezza, dall’ordine e dalla calma dei cinesi. Se camminando per il campus non si parla per qualche secondo, non si sentirà alcun rumore, e in città si sentirà solo il sottofondo del traffico.
È la sua cultura a fare della Cina un paese così affascinante, quella sua tranquillità che la mattina presto impone ai suoi abitanti di praticare il Taiqi nella tranquillità di un parco e che a noi europei può sembrare quasi incredibile.
Davide Costa (1H)