Era molto timida, aveva gli occhi marroni molto dolci e i capelli castani, assomigliava ad un orsetto. Stava appoggiata ad un albero di ciliegie col computer sulle lunghe gambe, non sapeva cosa scrivere, era inutile la sua vita, priva di senso; stava attraversando la fase dell’adolescenza, un’età molto difficile.
Posò quel potente oggetto sul prato ancora bagnato dalla rugiada, si mise in punta di piedi e strappò una ciliegia dalla pianta facendo scuotere i suoi rami molto spessi. La accarezzò con le labbra, era un frutto molto maturo e aveva un gusto molto amaro, come quello di un amaretto. Alzò gli occhi al cielo e vide un’aquila volteggiare in quel fantastico panorama che le si apriva davanti agli occhi. Si risedette, si rimise il computer sulle sue gambe incrociate e si mise a scrivere …
Era molto timido, aveva gli occhi verdi e i capelli biondi, ma non era considerato da nessuno, era appollaiato contro un albero di mele e pensava a una vita migliore con le cuffie sulle orecchie ad ascoltare musica dei Beatles, i suoi eroi. Si alzò di scatto e decise di raccogliere dolcemente una mela da quella pianta ormai vecchia perché un po’ rinsecchita. La morse velocemente con i suoi denti perfetti ma la sputò di getto perché era ancora acerba. Allora decise di cambiare aria e di andare a raccogliere una ciliegia, il suo frutto preferito. Si girò di scatto e si diresse verso quella pianta di una bellezza unica. Non era molto distante da quel luogo; dopo pochi passi arrivò a destinazione. Si alzò per prendere una ciliegia e … sentì una voce improvvisa che proveniva dal basso: “Ciao, come ti chiami?” chiese contenta ma imbarazzata la ragazza. Il biondino fece un balzo improvviso e divenne tutto rosso davanti all’imbarazzo della situazione, ma soprattutto davanti alla sua bellezza. Subito non rispose, ma poi non poteva tralasciare la domanda tanto attesa dagli occhi dolci della ragazza. “Mi… chiamo… Charlie…” affermò balbettando e nascondendosi dietro il tronco umido della pianta. “Non devi imbarazzarti -proseguì la fanciulla- lo so che sei timido come me, si vede, ma non preoccuparti”. A quelle parole Charlie scostòe la sua faccia dall’albero e guardò fisso negli occhi la ragazza; li abbassò ancora un paio di volte ma riuscì infine a vincere la paura. “Scusami, hai … ragione … non serve a nulla farsi vincere dalla timidezza … e tu, come ti chiami?”, “Io mi chiamo Emma Smith ma per gli amici solo Emma”, “Piacere di conoscerti Emma…”, “Il piacere è mio Charlie” e si strinsero la mano in un gesto di educazione. Poi si guardarono ancora una volta negli occhi e scoppiarono in una piacevole risata. Si abbracciarono e successivamente si strinsero la mano, camminarono lungo il viale alberato e dissero ad alta voce: “Noi siamo infinito”.
“Che bella storia nonna! È veramente romantica!”
“Adesso vai a dormire tesoro, è tardi”.
Il bimbo si alzò dal tappeto comodo e dagli splendidi colori, si incamminò verso la sua camera, ma prima di oltrepassare la soglia della porta domandò: “Ma nonna, potrò avere anch’io una storia come questa?” “Certo, ma stai tranquillo … sei ancora piccino per pensare a certe cose, ora divertiti e non badarci” rispose l’anziana signora con il sorriso sulle labbra, “Grazie nonnina, buonanotte”, “Notte stellina”.
Arianna Ceschina (1B)