“Saudade”. Parola portoghese intraducibile, sentimento che solo i brasiliani conoscono. Un pensiero dolce, la mancanza di qualcosa che, pur avendo lontano, si porta dentro di sé.
Il Brasile per me è “Saudade”, non la nostalgia che provano molti brasiliani emigrati all’estero, ma qualcosa di diverso. Non mi mancano le spiegge bellissime e le palme, le onde altissime e la sabbia bianca. Non è l’assenza del Carnevale a Febbraio o delle partite di calcio e nemmeno del caldo tropicale; non rimpiango il Natale al mare e il capodanno a Copacabana: ciò che manca davvero è l’inverno brasiliano, la stagione più bella ma purtroppo ignorata da tanti turisti.
L’inverno brasiliano non è una stagione solitaria, il clima non allontana le persone, non crea distanza, bensì le avvicina e per i brasiliani non si è mai abbastanza vicini!
Il cielo non è bianco ma azzuro, un azzuro intenso, azzuro “vita” e gli alberi secchi sono belli tra le colline verdi.
Il Brasile è “Saudade” in tutto il mio corpo. I miei occhi cercano i suoi colori, l’intensità della luce, la natura, i sorrisi verdeoro della gente e le diverse fisionomie.
La mia pelle desidera il contatto, l’abbraccio, la voglia di essere un po’ più vicini.
Sono i suoni che riportano accenti del portoghese. Il ritmo della samba e le frasi di questa lingua che canta e balla da sola.
Il Brasile ha sapore di riso e fagioli, maracujà, mandioca, pao de queijo, mamao … sapore di casa.
Ha profumo di caffè e cannella e ritmo di bossa nova cantata tra amici mentre si ammirano le stelle e soprattutto le costellazioni che da questo emisfero non posso vedere.
Il Brasile diventa poi ricordi, segreti, pezzi di una vita completamente diversa. Memorie di una bambina, sogni e poi il coraggio di abbandonare, lasciare, partire.
Diventa così una fase completata, momenti e amici che non si potranno mai dimenticare. Diventa fiori tropicali, alberi altissimi e passaggiate a cavallo.
E’ amore di cuore brasiliano che palpita con armonia simpatizzando con gli sconosciuti e che si innamora ogni giorno degli sguardi che incontra come se fosse la prima volta. E’ tempo non misurato perché non si è mai in ritardo, è contatto fisico che colma le distanze.
Sono dodici ore di volo, un oceano intero. E il conto alla rovescia per ritornarci ogni anno.
Talita Ferrantelli (3B)