La corsa è giunta al termine. Non c’è più bisogno di affannarsi, non c’è più bisogno di pregare il tempo di fare il suo lavoro. Non c’è più bisogno di correre. Il sole ha frantumato le nuvole nel cielo, ha riaffrescato le città e ora ci bagna di sogni e di meraviglie. Tutto è così splendente, così vivo e palpitante. Fate festa, bevete in suo onore, suonate splendide melodie, celebrate il suo arrivo come si dovrebbe a un dio. Le sue foglie tremano di vita ed il mondo è cosparso di mille colori dirompenti e soavi, che inebriano gli occhi di sensazioni dimenticate fra la pioggia ed il gelo dell’infausto inverno, quando credevamo ancora che la fine fosse immensamente lontana. Ora, invece, è l’inizio che pare irraggiungibile. Un anno lungo come un battito di ciglia. Un anno che assomiglia più a un sogno. Un sogno stupendo, avvolgente, sublime. Uno di quei sogni da cui non ci vorremmo mai staccare e che vorremmo ripercorrere ogni notte e ogni giorno. Nel delirio del’inconscio ci promettiamo di non dimenticarlo, di ricordarlo per sempre. Ma quando ci svegliamo il sogno comincia già inesorabilmente a dileguarsi. Le immagini via via si perdono nella realtà, inghiottite dal buio dell’esperienza. Eppure qualcosa rimane intatto, un residuo impossibile da cancellare, una silenziosa rivolta della memoria. Ci resta il sentimento, la sensazione di aver vissuto qualcosa di unico. Unico perché irripetibile: perché ogni attimo va colto, in tutto il suo sorprendente susseguirsi di luci ed ombre, soffermandosi sulle persone e sugli avvenimenti, che rendono questo anno degno di essere rivissuto mille volte ancora, e lottando contro l’oblio per continuare a vivere nella magia e nella bellezza del sogno.
Dunque assaporiamoci la fine di questa corsa al massimo, perché un nuovo inizio è già pronto.
Brando Ceratto (5A)
Rappresentante degli Studenti