Siamo ciò che ascoltiamo?

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cattaneo“Spingo e fa ‘ah’ questa puttana straniera”.  Questa è solo una frase della canzone di Paky che è stata ascoltata più di 26 milioni di volte. Il testo è sicuramente noto a molti. Ogni weekend migliaia di giovani ne urlano le parole a squarciagola muovendosi sulle piste delle discoteche. Video di giovani e giovanissimi che ballano a ritmo su questo testo sono stati condivisi sui social con grande entusiasmo, creando addirittura un trend.

Questo è solo uno dei tanti testi della “musica” trap che sviliscono la femminilità presentandola sempre come a servizio dell’uomo, soprattutto sessualmente.

Ormai è raro trovare un testo di questo genere senza la presenza di un sessismo becero che raffigura l’uomo “gangster” e la donna vista come un oggetto. Si sa che la maggior parte di questi trapper vengono dalla strada ed è bene che raccontino di delusioni, cuori infranti e della vita prima del successo. Dall’altra parte, però, insieme a tutto questo emerge anche un messaggio sbagliato: di violenza e volgarità, che vede la donna sempre usata come strumento per l’appagamento erotico o sfogo per la rabbia.

Come tutti sappiamo, in questi ultimi mesi si è molto discusso del femminicidio di Giulia Cecchettin. Solo nel 2023 sono state uccise 103 donne. Com’è possibile tutto ciò? Sicuramente non siamo in grado di capire pienamente il meccanismo che porta l’uomo, in questi casi, a compiere un gesto così estremo. Possiamo però analizzare ciò che ci circonda, quelli che sono la nostra cultura e i nostri stili di vita. La musica è ascoltata ogni giorno, ogni ora, ogni secondo da milioni di noi. È quindi sicuramente parte della nostra vita. Se ciò che ascoltiamo “non-stop” parla di violenza, sostanze stupefacenti e, soprattutto, vede la donna come un qualcosa da violare, su cui sfogarsi e su cui riversare le proprie frustrazioni, sicuramente il nostro modo di pensare ne sarà influenzato. Magari molti di noi inizieranno a vedere la donna nello stesso modo in cui viene rappresentata. La maniera in cui tanti affrontano le relazioni sentimentali può variare anche a seconda di ciò che si ascolta abitualmente:

“Mostrami le mani, la tua vita è breve, breve | Piangimi cento uragani, noi stavamo bene insieme Io non so come trattarti, vorrei, ma non mi riesce |Ho un ego grande smisurato e il mio corpo non lo contiene Baby, fammi male perché | Se non lo farai a me, te ne farò io a te|  E io non so andarci piano-piano-piano-piano-piano | Vorrei, ma non ti chiamo-chiamo-chiamo-chiamo-chiamo | No, non mi gira la stanza, mi gira tutto il palazzo | Se io sono un quadro astratto, tu no, non sai interpretarlo”

Icy Subzero, EGO, ascolti: 43.000.000 su Spotify

È chiaro che l’artista di questa canzone, celeberrima tra noi giovani, racconti la sua reazione al “no” della compagna.  Molti di noi ne sanno il testo a memoria. Il meccanismo della maggior parte dei femminicidi è esattamente quello raccontato in questa canzone: violenza brutale davanti a un rifiuto. Penso sia importante arginare questa tempesta di parole aggressive che, scagliate nelle nostre orecchie, ci comunicano un messaggio assurdo e sbagliato. La soluzione sta sempre nelle parole: quelle non urlate, quelle dette con rispetto, quelle che non sono sessiste, che non insultano solo per uniformarsi alla massa.

Nicolas Cattaneo

 

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