Quando si inizia a parlare di alimentazione vegetale, il più delle volte le persone dimostrano i loro pregiudizi con affermazioni del genere: “come fai ad assumere le proteine?!”, “ma l’uomo mangia da sempre la carne!”. Oppure iniziano a fare esempi come: “Un mio amico è stato ricoverato in ospedale perché mangiava solo carote!” (come se l’alimentazione a base vegetale fosse nient’altro che un’abbuffata di carote oppure sedano).
Sfatiamo i falsi miti: seguire un’alimentazione vegetale può sembrare strano o addirittura pericoloso, perché la tradizione italiana ci ha abituati a mangiare prodotti animali. Nonostante ciò, bastano poche ricerche per scoprire informazioni interessanti: secondo l’Eurispes, la percentuale di vegetariani e vegani nel nostro paese è attualmente dell’8%, mentre nel mondo (almeno fino al 2020) del 2,2%. Oltre ai dati statistici, ci sono anche quelli di tipo storico: il 1° novembre 1944 è stata creata la Vegan Society, che per la prima volta proponeva una dieta completamente plant-based; non a caso, in questo giorno si celebra ancora oggi il cosiddetto “Vegan day”.
Persino i siti istituzionali delle Nazioni Unite e della FAO ne parlano, inserendo i principi vegani nei loro obiettivi (come i goals 2, 3, 13, 15 dell’Agenda 2030) o nei loro articoli.
Questi principi nascono tenendo in considerazione diversi elementi. Per esempio, coltivando su un ettaro di terreno ortaggi, cereali, grassi vegetali si riescono a sfamare 30 persone, mentre se utilizziamo lo stesso pezzo di terra per ricavarne prodotti animali, riusciremmo a sfamare solamente 5-10 persone (www.cambiamenu.it).
Se questo non fosse già un motivo sufficiente per passare ad una dieta con meno prodotti animali, se ne possono trovare molti altri: le industrie che fabbricano prodotti animali degli USA consumano 130 trilioni di litri di acqua al giorno; per produrre un hamburger di 100 grammi servono oltre 2500 litri d’acqua potabile che equivalgono a circa 2 mesi di docce. Decisamente uno spreco di risorse.
Inoltre, se si va più a fondo, come sostenuto nel documentario “Game Changers”, noteremmo che “nella vita occidentale non c’è niente di più comune della cardiopatia coronarica, che è dovuta agli alimenti di cui ci nutriamo ogni giorno […] Mangiando prodotti animali, iniziamo a creare placche nelle arterie coronarie e la formazione di queste placche non solo limita la funzione delle arterie, ma può anche bloccare il flusso sanguigno ed è lì che il cuore inizia ad avere problemi seri”.
Da quanto emerge, pertanto, i motivi per cui solitamente le persone passano da una dieta onnivora ad una vegetale (intesa come una in cui non ci si nutre di prodotti animali) sono sostanzialmente tre: l’essere contrari all’allevamento intensivo degli animali; la difesa dell’idea di un mondo eco-sostenibile e, in ultimo, ma non per importanza, la cura della propria salute.
Matilde Chifan