Sommersi dalla materia

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Consumismo: la parola stessa lo dice, indica qualcosa che consuma, che logora, che ci sta inglobando o meglio, ingoiando. Siamo come termiti voraci, incapaci di fermarsi e più il mondo attorno a noi ci delude e diventa incomprensibile, più una sorta di follia ci attanaglia e consumiamo, consumiamo, finendo per consumare in primo luogo noi stessi. La filosofia e il pensiero sono ormai elementi malati ed estranei da confinarsi nelle scuole (non sempre), nei libri e in alcuni personaggi strani che hanno ancora il coraggio di guardare anche lo spirito, non solo la materia. Ma tutto ciò è nascosto, marginale alla nostra società. I bambini non ne hanno coscienza; quello che possono vedere è un uomo davanti a scuola che abusivamente vende, offre, propone oggetti superflui, merendine sgargianti (ma sarà quello il vero colore del cibo?), gadget di un’inutilità sorprendente che con suoni elettronici affascinano. Quanto spirito critico può avere un bambino che frequenta le elementari da tre anni? Di sicuro non abbastanza da rifiutare la situazione, non abbastanza per rendersi conto che quell’uomo davanti alla scuola non dovrebbe esserci, che tutte quelle cianfrusaglie non servono, né ora né mai.

Però quell’uomo c’è e se vende quegli oggetti vuol dire che a qualcosa servono, è normale che siano lì a tentarlo. Che è giusto, o peggio necessario, averli.

Unici freni a questa situazione sono l’indignazione e le denunce delle mamme, preoccupate per l’alimentazione dei propri figli e non troppo rassicurate dagli strani giocattoli portati a casa. Ma forse più della merendina è pericolosa la forma mentis che ne può scaturire. Già gli adulti, i genitori pare facciano fatica a tenere a bada il portafogli, investendo denaro in piccoli pensieri che servono solo a tirare su il morale da una giornata particolarmente nera, o a procurarsi l’ultimo modello di cellulare con sessantuno funzioni differenti, fondamentale rispetto al vecchio che ne aveva solo cinquantanove. E il bambino che guarda il susseguirsi dei portatili dei genitori, le continue pubblicità e il venditore sotto scuola non può che pensare che esista solo il materialismo, il denaro, l’oggetto. Magari non degnerà mai di uno sguardo quel mondo fatto di sentimenti, di astratto, di pensieri chiuso nella sua testa e nel suo cuore, segregato forse per sempre dalla peggiore delle aguzzine: la società che gli sta attorno.

 

Eugenia Beccalli (3F)

 

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