Sorelle, ma distanti

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I tuoi occhi mi scrutano attraverso un foglio di carta arrivato ieri nella buca delle lettere. E’ il giornalino salesiano che arriva mensilmente a ricordarmi che nel mondo ci sono  tanti ragazzi meno fortunati che contano su di noi per iniziare un percorso di integrazione nella comunità e trovare un lavoro, per guardare al futuro con speranza. Così, di te, adesso so che ti chiami Kanti, che sei sana, intelligente, dolcissima. I missionari del tuo villaggio ti hanno incontrata che eri magrissima, malnutrita, triste e spaventata, ti hanno accudita e mandata a scuola, per restituirti un domani fatto di istruzione, di salute e di lavoro. Certo la tua vita non è facile come la mia: ogni giorno devi percorrere, a piedi, chilometri per raggiungere la capanna che viene chiamata “scuola” dove tu ed i tuoi coetanei volete ricostruire il vostro futuro. Questo grazie a persone che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, cercano di restituirvi la dignità. Io, invece, salgo su una macchina comoda e calda per percorrere la strada che mi separa dalla mia scuola, un elegante edificio d’epoca dove gli insegnanti cercano di impartire nozioni a ragazzi molte volte disattenti e svogliati. Leggo attentamente il giornale e scopro che in un mondo in cui l’istruzione primaria è fondamentale, quarantaduemilioni di bambini dell’Africa non hanno ancora la possibilità di accedervi. Il dato più sconcertante però è che il sessanta per cento di loro sono di sesso femminile. Le cause principali sono la povertà, le  carestie,  le guerre, la discriminazione tra i sessi dovuta a condizionamenti religiosi, culturali, sociali.

Kanti, un domani sarai donna, come lo sarò io. Io, se saprò mettere a frutto ciò che avrò imparato durante la mia formazione scolastica, potrò aspirare a diventare medico, avvocato o insegnante. Tu a cosa potrai mai aspirare, in un paese dove il tempo riservato all’istruzione viene considerato un investimento a vuoto che non porta nessun beneficio alla famiglia? Io, dopo aver intrapreso una carriera che mi soddisferà, potrò dedicarmi a formare una famiglia, forse intorno ai trent’anni. Tu, invece, verrai data in matrimonio molto giovane. Il tuo paese che sottovaluta l’aspetto dell’istruzione, soprattutto a livello femminile, non permette di avviare e intraprendere un cammino che porterebbe a far radicare aspetti fondamentali per migliorare la tua vita. Cosa posso fare io per te? Ho deciso che per questo mese rinuncerò alla ricarica del cellulare e manderò i soldi alla missione per acquistare libri per la biblioteca, perché leggere crea indipendenza e l’educazione è l’arma più forte nella lotta ad o una maggiore giustizia sociale!

 

Ilaria Dosio (2B)

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