Spettatori stanchi del democrazia-show

Tempo di lettura: 2 min

 

Carnevale ... tedesco

Carnevale ... tedesco

“Non è la piazza che fa cadere i governi”, afferma lo stesso pericolosamente barcollante governo italiano. Un governo che ondeggia appeso a un filo ormai da mesi davanti agli occhi della comunità internazionale, che proclama di avere la maggioranza, di avere la fiducia davanti al proprio Paese. Un Paese che non sa più nemmeno in chi o in cosa dovrebbe avere fiducia, un Paese considerato sempre più uno spettatore. Davanti agli schermi e alle pagine di cronaca assistiamo in diretta nazionale allo spettacolo della democrazia, come siamo abituati a chiamarla.

Un milione in tutta Italia coloro che hanno accolto la sfida dello slogan “Se non ora, quando?” proposto da un comitato di donne tutte diverse, ma con la consapevolezza comune che l’immagine strumentalizzata, ridotta a oggetto della donna riproposta prepotentemente dal “Caso Ruby” all’opinione pubblica, non può essere accettata. Un tentativo di sostenere e manifestare quella dignità, femminile e non solo, che scolorisce davanti alla volgarità della cronaca politica (se politica si può chiamare). Un minuto e mezzo: tutto ciò che il Tg1 concede all’iniziativa che ha coinvolto 230 città italiane. 98 secondi. Non molti su 38 minuti di telegiornale. Intanto non si può rinunciare a ricordare l’arrivo di san Valentino, scoprire le preoccupazioni della nuova co-conduttrice del Festival di Sanremo, né a sbirciare nel nuovo studio di Affari Tuoi. Ma la televisione è anche un’ azienda pubblica e va rammentato che anche quest’anno c’è da rinnovare il canone, per una televisione di tutti e non solo di qualcuno. E gli italiani guardano. Guardano la loro Repubblica democratica emergere fra i pixel della tv, fra l’accozzaglia di immagini che compongono le trame di trasmissioni, telegiornali e telefilm, con la faccia sfigurata e priva di dignità della politica italiana, sempre più simile al carro “tette e culi” che rappresenta il Bel Paese al carnevale di Dusseldorf. Sandro Pertini sosteneva che la democrazia è “viva e vitale perché è costruita a misura umana, perché si basa sulla tolleranza, perché rende possibile il ricambio dei governanti e la partecipazione più larga possibile dei governati”. Non è la piazza a far cadere i governi. No, non dovrebbe essere la piazza a far cadere i governi, non dovrebbe essere necessaria a farli cadere in una democrazia. Invece le donne che hanno organizzato la manifestazione “Se non ora, quando?” hanno ritenuto che qui e adesso fosse necessaria la piazza, libera da partiti e fazioni politiche. Allo stesso modo ha pensato più di un milione di cittadini. Perché per loro che hanno invaso le piazze italiane “il nostro Paese è stato seppellito lentamente dalla neve. Una neve fatta di immagini e precedenti che ha lentamente sotterrato tutto, addormentato tutto. Lo ha fatto in silenzio, e ci ha portato a quanto oggi stiamo vivendo. Leggendo, subendo”, come ha detto la regista Francesca Comencini.

Non sempre gli italiani si limitano a guardare. Non sempre si limitano a stagnare nell’autocritica che sembra caratterizzarli in qualunque ambito che non sia quello calcistico. “La gente c’è, la società civile c’è”, afferma Donata Canta anche lei in piazza a Torino, e non abbandona il tentativo di farsi ascoltare, di dimostrare che la democrazia non è solo da guardare.

 

Federica Baradello (4F)

179730cookie-checkSpettatori stanchi del democrazia-show