Sono passati 37 anni dal giorno – il 2 aprile 1982 – in cui il generale Leopoldo Galtieri ordinò l’invasione delle Isole Malvine, territorio d’oltremare del Regno Unito e conosciuto internazionalmente con il nome di Isole Falkland. Da allora questa terra ha iniziato ad essere contesa. Tuttavia, per poter comprendere appieno “l’odio” instauratosi tra l’Argentina e la Corona Inglese è necessario fare un passo indietro nella Storia.
Nel 1816 il paese sudamericano, unito all’attuale Uruguay e a parte della Bolivia, ottenne l’indipendenza dalla Spagna dando vita alle Province Unite del Rio de la Plata. Questo territorio comprendeva anche le Isole Malvine, l’arcipelago della Georgia del Sud e le Isole Sandwich Australi, tutte situate nell’Atlantico meridionale; in seguito queste terre vennero occupate militarmente e rivendicate dal Regno Unito nel 1833, mentre la guarnigione militare Argentina veniva espulsa.
La situazione rimase invariata fino al marzo del 1982, quando le relazioni diplomatiche tra Argentina e Regno Unito si ruppero definitivamente. Le tensioni sociali all’interno del paese sudamericano, la grave crisi economica causata da un’inflazione eccessivamente alta – intorno al 90% annuale – e il crollo nel consenso del governo dittatoriale instauratosi nel 1976 sfociarono in un conflitto che avrebbe dovuto ridare prestigio e credito alla giunta militare.
Il 2 aprile dello stesso anno iniziò lo sbarco sulle Isole Malvine. Nonostante la superiorità numerica dell’esercito argentino e la minore distanza del paese dalle isole, il Regno Unito sconfisse l’Argentina dopo appena 74 giorni, il 14 giugno 1982, complice anche la migliore tecnologia militare adottata dagli inglesi.
Le perdite all’interno dell’esercito argentino e le conseguenze sociali e politiche furono devastanti: la guerra lasciò oltre 600 morti sul campo e un migliaio di feriti, mentre i prigionieri caduti in mano inglese furono più di 11000; nel 1983, caduta la giunta militare, venne ristabilita la democrazia con l’elezione a presidente di Raúl Alfonsín. Tuttavia l’economia del paese continuò ad essere molto instabile, come avrebbe dimostrato la grave crisi del 2001.
Il conflitto, per quanto apparentemente si possa definire risolto, ha lasciato fra gli argentini una grande amarezza e un forte disprezzo verso il popolo inglese che spesso è stato anche alimentato da altri paesi sudamericani. Nel 2010, per esempio, l’Uruguay negò l’accesso al porto della città di Montevideo alla nave militare britannica HMS Gloucester, che si trovava di pattuglia nelle isole Malvine. Nello stesso anno i paesi sudamericani si dichiararono a favore delle rivendicazioni territoriali dell’Argentina, mentre una parte dei paesi membri del Commonwealth appoggiò la petizione fatta alle Nazioni Unite per ristabilire un dialogo tra i due contendenti. In risposta, il 10 marzo 2013 il Regno Unito organizzò un referendum sulle Isole Malvine: il 99,8% della popolazione si dichiarò in favore dello status politico di territorio britannico d’oltremare.
In ogni caso le pretese dello stato sudamericano non sono mai cessate, neanche di fronte a questo risultato così netto. Anzi, il 2 aprile è ricordato come “Dìa del Veterano y de los Caìdos en la Guerra de Malvinas” – “Giornata del Veterano e dei Caduti nella Guerra delle Malvine” in italiano: questa giornata, anche attraverso documentari, testimonianze e discorsi, fa sentire il forte senso di unità nazionale tipico del popolo argentino. L’auspicio è che questo possa aiutare il paese a risollevarsi dalle gravi problematiche sociali ed economiche che ancora oggi lo affliggono. In tal senso un primo passo potrebbe essere quello di trovare finalmente un accordo internazionale per far sì che queste isole non siano più una “terra contesa”.
Emanuele Cherasco, corrispondente dall’Argentina