Sin da quando può alzare gli occhi al cielo, l’uomo si pone alcune domande fondamentali, come: “mangerò anche oggi?” Scherzi a parte, una volta che la pancia è piena viene inevitabile domandarsi quale sia il nostro posto nell’Universo e, nella storia, l’uomo ha dovuto più volte cambiare la propria concezione.
Furono i Greci i primi a trovare la loro collocazione nel Cosmo. Ciò non sorprende più di tanto, considerando che essi amavano la matematica, la filosofia e la sofferenza. Nonostante alcuni alti e filosofici voli pindarici, alla fine essi decisero di affidarsi ai sensi, ponendo la Terra immobile al centro dell’Universo, con pianeti e stelle in moto circolare attorno ad essa (non abbiamo forse l’impressione che la Terra sia ben salda sotto i nostri piedi?) Questa idea finì nel trattato dell’astronomo Claudio Tolomeo, l’Almagesto. Sulla parola: è un testo titanico, di difficoltà ciclopica e noia mastodontica. Insomma, fu studiato da generazioni e generazioni di studenti. Purtroppo per loro però, non ci furono sostanziali miglioramenti fino al XVI secolo. Al tempo iniziava ad emergere un problema col trattato di Tolomeo: il metodo che insegnava per calcolare la posizione dei corpi celesti era sbagliato! O meglio, diceva che un pianeta si sarebbe dovuto trovare dove poi non c’era. Non che fosse particolarmente importante, certo. Anzi, in effetti non lo era; però dopo aver letto un trattato di quelle dimensioni era una cosa che poteva seccare.
Nel 1543 uscì la monografia di Copernico- De revolutionibus orbium coelestium- in cui si promuoveva l’idea di una Terra errante attorno al Sole, nuovo centro del Cosmo. Essendo un trattato di lunghezza, complessità e noia confrontabile coll’Almagesto, fu preso in considerazione. Era nato un dibattito interessante: bisognava scegliere se collocare il centro del Sistema Solare dove si raccoglie il 99% della sua massa o nella sede della Santa Chiesa Cattolica che, nel frattempo, aveva fatto proprie le idee di Tolomeo, più che altro per motivi filosofici. Onde evitare indecisioni, a moderare il dialogo interveniva la Santa Inquisizione. Nel 1633 essa si trovò a giudicare Galileo Galilei, primo fisico moderno, poiché aveva avuto la malaugurata idea di portare prove scientifiche a favore del modello Copernicano.
Tutti sanno come andò a finire: Galileo fu condannato e costretto a rinnegare le proprie idee. Nella Bibbia, infatti (testo che non deve essere preso alla lettera quando parla di serpenti parlanti o giganti) si trova scritto «Fermati, o sole, su Gabaon, e tu, luna, sulla valle di Aialon!» (Gs 10, 12) e ciò pareva confutare le prove di Galileo. Dopo l’abiura, egli chiosò notando che da qualche parte c’era anche una lunga predica sulla povertà del clero (ma sembra che manchino passi espliciti in tal senso).
Nonostante tutto questo, però, il piedistallo su cui l’uomo si era posto era ormai irreversibilmente incrinato. Nel 1785 Herschel- astronomo britannico- scoprì che nemmeno il sole era al centro dell’Universo, ma che era una delle miliardi di stelle a spasso per la Via Lattea.
La rivoluzione aveva ormai preso proporzioni epiche ed era sempre più proiettata verso l’esterno . Ora sappiamo che ci troviamo su un pianeta abbastanza insignificante, che ruota attorno ad una stella comunissima nella Via Lattea che è una delle miliardi di galassie in un Universo largo 94 miliardi di anni luce (ed è molto più facile leggere l’Almagesto in greco che arrivare anche solo a comprendere una dimensione del genere).
Recenti teorie, infine, stanno proponendo l’idea secondo cui il nostro Universo si trovi in uno spazio multidimensionale in compagnia (indovinate un po’?) di altri miliardi, se non infiniti, Universi; ciascuno (o quasi) con le proprie miliardi di galassie, formate da miliardi di stelle etc …
Non è il caso che mi lanci in considerazioni filosofiche (sarebbe come chiedere a una scimmia di suonare Beethoven) però è una cosa a cui fa bene pensare, di tanto in tanto. Trovo che ridimensioni molto.
Andrea Gallo Rosso