Studiando dall’altra parte dell’Oceano Atlantico…

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 Tu-tu-tu-tu-ru-tu-ru-tu.

Abituati al classico suono della campanella “drin” si rischia di rimanere incollati alla sedia del banco, ma grazie all’orologio appeso in classe ci si riesce a preparare qualche minuto prima per essere pronti a precipitarsi sulle scale. Un via vai continuo di persone che scendono e salgono per raggiungere la propria lezione, per raggiungere il prof. Code infinite al “lavandino”, come se ci fossero dei cammelli girovaganti per la scuola. Saluto al prof con un sorriso raggiante come se salutassi un tuo amico, perché qui la formalità è un optional, anche se il rispetto non manca. E finalmente di nuovo incollato alla sedia. Tempo di appoggiare la tua borraccia sul banco e aver tirato fuori il computer che il prof ha già cominciato la lezione; in fretta a cliccare sulla tastiera per prendere appunti. Divisione degli studenti per gruppi, miscuglio di gruppi durante le lezioni, nuovi visi, ma anche le solite facce che ti porti dietro per tutta la giornata.

Tra esperimenti di chimica, formule di matematica e fisica, passaggi di palla da rugby ad educazione fisica, minuti di silenzio per pensare un po’ a se stessi all’inizio di ogni lezione di religione, letture di libri durante le lezioni di francese, coniugazione di verbi inglesi e scambi di idee politiche nelle ore di MCT (mondo contemporaneo), i 55 minuti per ogni materia volano. E non hai fatto nemmeno in tempo di capire perfettamente tutta la lezione ed assaporare le nuove conoscenze, che devi già ritirare tutto e correre per non essere in ritardo al prossimo corso.

5 unità orarie al giorno dalle 9:05 alle 15:55 fino al venerdì e poi pronti per ritornare a casa, autobus pieni di studenti, chi parla, chi ride, chi scherza o chi ascolta semplicemente la musica e tra una fermata e l’altra si arriva velocemente a destinazione.

Pausa pranzo in una mensa caotica, rumore moltiplicato dalla musica tecno, c’è chi si porta la propria “boite à lunch” e chi preferisce adeguarsi al menù giornaliero della “cafétéria”. Tra chiacchierate e risate, partite a poker, figuracce al karaoke, un salto raro al supermercato e passeggiate nel bosco o per i corridoi, l’ora di riposo lascia in fretta spazio a quella mezz’oretta di studio o di vero e proprio “cazzeggio” che anticipa la ripresa delle lezioni pomeridiane.

Una scuola veramente creativa, tra le solite materie scolastiche “Le Salésien” di Sherbrooke lascia spazio alla passione e al talento di ciascun ragazzo. Infatti all’inizio dell’anno ogni alunno sceglie un’opzione tra le seguenti: musica, divertendosi a pizzicare le corde della chitarra, o a soffiare delicatamente nel flauto traverso, o a comporre melodie adagiando le dita sulla tastiera del piano; teatro, recitando la propria nuova opera teatrale e disegno, sfogando la propria fantasia. Durante le ”JOURS A”, sette mercoledì pomeridiani due volte all’anno, inoltre, questa scuola invita i ragazzi a partecipare ad un’attività a scelta tra le varie opzioni offerte. E sia per chi sceglie “plein air” (attività sportive fuori dalla scuola), arrampicata e skateboard, per chi è interessato ai corsi di bellezza , per chi preferisce guardare film inglesi al cinema, per chi ha il piacere di partecipare a dei gruppi di volontariato e per chi invece vuole imparare qualcosa sull’improvvisazione teatrale, o maneggiare una macchina fotografica, il divertimento è garantito.

In una scuola al 99% tecnologica, perché quell’1% è sempre riservato ai libri custoditi nella biblioteca, non può mancare il registro elettronico, dove i voti sono espressi in percentuali. Quei voti presi attraverso delle verifiche scritte a matita, perché “così quando sbagli puoi cancellare più facilmente senza lasciare tracce di bianchetto”.

Solo circa due mesi di vacanze estive, perché si inizia alla fine di agosto e si finisce alla fine di giugno, ma parecchi giorni di “congé” e di “journées pédagogiques” che alleggeriscono l’impegno scolastico o permettono lo studio.

5 anni di “sécondaire” fino all’età di 17 anni e poi si è pronti a prendere il volo verso il “cégep”, una sorta di pre-università.

“driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin”

Ora vado, perché è suonato l’allarme antincendio, un suono che mi risulta familiare e che, devo ammettere, un po’ mi manca.

Arianna Ceschina (4B) – corrispondente dal Canada

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