Da qualche settimana in Italia si sono verificati diversi atti di violenza politica: dalle manifestazioni contro il 41bis alla violenza squadrista di fronte al liceo fiorentino Michelangiolo. Come, in questa occasione, possiamo darne un giudizio?
Come scrive lo scrittore e saggista francese Bégaudeau, nella nostra società, la violenza in politica è giudicata in base alla causa e non in quanto violenza in sé. Quando parliamo di violenza politica, non la consideriamo in modo oggettivo, cioè come azione violenta da condannare in ogni caso, ma la valutiamo basandoci sulle cause di questa. Se consideriamo la causa della violenza giusta, allora giustifichiamo la violenza, in caso contrario la condanniamo.
Una prova della tesi di Bégaudeau è il sostegno internazionale che riceve la rivolta terminata/in corso in Iran: è per definizione violenta, ma ritenuta giusta perché si considera una lotta per dei diritti che nel mondo occidentale sono riconosciuti. In questo caso la violenza viene da molti giustificata per la sua causa.
Invece, la violenza dell’attacco squadrista di sabato 18 febbraio a Firenze è considerata legittima da alcuni, ma ingiustificabile da altri: si può pensare venga considerata da FdI legittima, dato che non è stata fatta nessuna dichiarazione di condanna del gruppo Azione Studentesca, protagonista dell’azione violenta e affiliato al partito politico di maggioranza – nonché la stessa organizzazione che il 16 febbraio ha volantinato davanti alla nostra scuola; mentre viene considerata inaccettabile non solo dagli antifascisti fiorentini, ma da tutti gli antifascisti.
Allora è necessario capire la causa della violenza neofascista. L’azione squadrista è stata un atto mirato: dei ragazzi sono stati aggrediti perché hanno chiesto che non fossero distribuiti volantini di Azione Studentesca di fronte alla loro scuola e perché facevano parte del collettivo antifascista del liceo. In questo modo la squadraccia di militanti di estrema destra ha dimostrato la sua forza e il suo vero intento: un atto intimidatorio, sette uomini di 25-30 anni contro due ragazzi di 15-16 anni.
Inoltre, in questi giorni di forti tensioni di piazza per il caso Cospito, è stata proposta dai sindacati di polizia la legge cosiddetta «terrorismo di piazza». Tale proposta di legge, subito accolta da FdI e in particolare dal deputato Riccardo De Corato, servirebbe ad aggravare le pene per coloro che agiscono in modo violento durante una manifestazione o un corteo. Questo provvedimento dovrebbe fornire «strumenti adeguati per intercettare ed impedire la prossima guerriglia», secondo il segretario generale di Fsp Polizia di Stato, Valter Mazzetti.
Tuttavia, gli strumenti per punire i reati di piazza esistono già e, con l’introduzione del decreto Sicurezza bis (dl 53/2019), sono già state introdotte diverse aggravanti per comportamenti violenti in piazza.
Gramsci, in Odio gli indifferenti, scriveva: «ciò che avviene, non avviene perché alcuni vogliono che avvenga, ma perché la massa lascia fare, lascia promulgare leggi che solo la rivolta potrà abrogare».
Ci sono leggi che solo la rivolta potrà abrogare e, se si toglie la possibilità di rivoltarsi, si toglie la possibilità di abrogare le leggi promulgate nell’indifferenza, si toglie la sovranità al popolo, iscritta anche nel primo articolo della costituzione.
Si delineano quindi diversi elementi che ci dovrebbero allarmare: la mancata condanna, da parte del partito al governo, di un attacco intimidatorio squadrista, e l’avanzamento di una proposta di legge che può essere considerata una limitazione al diritto di manifestare il dissenso.
Se si lascia promulgare la legge contro il «terrorismo di piazza», come si è lasciato promulgarne altre, il giorno in cui, per mantenere i nostri diritti, ci sarà bisogno della rivolta, lo stato avrà i mezzi legali per reprimere qualsiasi tentativo.
Reagiamo prima che delle persone debbano rischiare la vita o morire per abrogare questa legge ingiusta.
Se si lascia inosservata la mancata condanna da parte del governo di un’azione squadrista, com’è stata chiaramente quella di Firenze, il giorno in cui questo avverrà a Torino, nelle nostre strade, davanti alla nostra scuola, l’indifferenza regnerà, sembrerà la normalità, come un secolo fa.
Reagiamo prima che, legittimati da un governo di estrema destra, gruppi di neofascisti possano fare altre azioni di squadrismo.
Anselmo Stopani