Tutti la ritenevano strana, senza progetti per il futuro, lei voleva diventare una ballerina; ballare era la sua vita e non sarebbe sopravvissuta a un distacco da quella nobile arte.
I suoi compaesani non la capivano e facevano di tutto per scoraggiare questo suo sogno: “In campagna servono braccia e lavoro, non un sciocca ed infantile ballerina!”, “sei una piccola ingrata, vuoi ballare e non ascolti i consigli di tua madre, brutta disgraziata!” Sofia non poteva dimenticare quelle frasi velenose e quelle facce arrabbiate e la sua tristezza fu così forte che ad un certo punto, smise di sentire e di vedere e scappò via da quel paese fatto di case basse e di profumo di pane; scappò senza guardare più indietro, né verso sua madre né verso suo padre.
La corsa fu lunga e sfiancante ma le permise di arrivare in una cittadina dove ottenne un passaggio da un circo itinerante verso Parigi.
Raggiunse la capitale della danza classica, la città dei teatri e della musica di cui si era innamorata. La sua gioia fu però di breve durata: come poteva guadagnarsi da vivere in una città grande quale Parigi senza avere un posto dove andare e persone che si prendessero cura di lei?
La fortuna le permise di trovare lavoro in un negozio di sartoria dove puliva e ripiegava i capi di abbigliamento rimasti invenduti dopo la giornata. Non si fece regalare nulla e, grazie al suo impegno, poco tempo dopo fu in grado di gestire lei l’attività in qualità di direttrice della rinomata boutique.
La sua passione per la danza non si era minimamente assopita ed era la ragione per cui lei si impegnava tanto nel lavoro, un giorno sapeva che anche lei sarebbe stata in grado di presentarsi, abbigliata di tutto punto, alle selezioni per il corpo di ballo dell’Opera di Parigi.
Autunno, 1845
La stagione fredda iniziava ad insinuarsi nella vita dei parigini che cercavano di uscire dalle loro case il meno possibile, sfuggendo al gelo grazie al fuoco dei loro caminetti.
Sofia aveva il suo lavoro al negozio e non riusciva a godersi il paesaggio innevato della sua città. Oltre alla sua boutique c’erano le lezioni di danza che ora poteva permettersi e che le assorbivano gran parte del tempo, la casa, il suo gatto e poi c’era Marc che la cercava tutti i giorni … Si ostinava a pensare di non esserne innamorata ma era solo una menzogna verso se stessa, tutto amava di quel ragazzo francese semplice e dolce.
Il suo talento era stato notato dalla sua insegnante, madame Luise, che era riuscita a farla accettare come candidata alle selezioni per il corpo di ballo del tempio della musica e della danza: L’Opera.
La sua ansia era strettamente sotto controllo, o almeno era quello che credeva lei: solo il calore della mano di Marc riusciva a conferirle un po’ di serenità. Non era sicura che sarebbe riuscita a ballare bene bersagliata dagli sguardi dei maestri.
Il freddo sferzava le sue guance ma non ne teneva conto: voleva e doveva riuscirci per tutti gli sforzi che aveva fatto e per tutta la fatica degli ultimi anni … doveva farcela!
La signora che l’accolse all’entrata del teatro la salutò con un dolce sorriso e le indicò il luogo dove prepararsi per la selezione. Il corridoio venne percorso in pochi secondi, la porta della sala si accostò e le ci entrò per cambiarsi e prepararsi.
Pochi minuti dopo venne a chiamarla un membro della giuria, una signora giovane, sulla trentina che la condusse dietro le quinte di un grande palcoscenico, nonostante la sua incertezza a Sofia non venne detto nulla, non le venne annunciato il brano su cui avrebbe dovuto ballare, nulla, solo il buio.
Non attese molto, dopo pochi secondi il sipario si spalancò e Sofia sentì cinque paia di occhi su di lei, sentì le prime note che venivano dal pianoforte e non senti più nulla.
Cominciò a muoversi leggiadra sul grande palco, sulle sue punte delicate e nel suo cuore entrò il sole.
Beatrice Cagliero (1B)