Tette e cervello

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Questo mondo non smette mai di stupirmi. Non sempre in negativo, ma ci siamo quasi. Si salvano solo il mio gatto Arturo, le neuroscienze, Rita Levi Montalcini e la salsa di soia. In quest’ordine.
Tutto cominciò quando ebbi tra le mani la possibilità di smettere di essere una sorta di Peter Parker al femminile (sai, sfigato e tutto il resto) – pure senza superpoteri ragneschi, per giunta – ma niente. La cosa ha fatto puff, letteralmente, manco fossi David Copperfield. Ma per un buon motivo. Credevo che a giustificare la violenza a sfondo sessuale fosse solo quel benedetto don Piero Corsi, moderno Lutero che affigge sulle porte della sua stessa parrocchia (non cattedrale di Wittenberg, ma San Terenzio di Lerici, provincia di La Spezia) un volantino intitolato:”Le donne ed il femminicidio: facciano sana autocritica. Quante volte provocano?” Ed ero inoltre fermamente convinta che questa misoginia medievale bella e buona (e tipicamente cristiana, tant’è che la Curia ha in seguito commentato che per lasciare l’abito talare ed “abbandonare il Mistero ci vuole ben altro”) potesse far sputare la minestra a chi cena gettando un’occhiata anche al telegiornale.
E invece no. Anche il principe azzurro in questione – sì, sì, sarà stato pure figo, avrà anche avuto il fascino dell’intellettuale, ma era un ragazzo come tanti alla fin fine (è proprio questa la cosa agghiacciante) – dopo che cinguettiamo al telefono per due ore e mezza, quando si arriva all’argomento esce fuori con un: “Embè? Ma lo sai che nell’ultimo decennio ci sono stati tre casi di stupri compiuti da gruppi di donne su uomini? Tu pensa quelli non denunciati!” Ecco. Detto questo, puoi anche togliere il disturbo, grazie. Meglio essere Peter Parker da soli che Peter Parker con te. Stupri di gruppi di baccanti ninfomani su uomini soli soletti. Indubbiamente è una vera e propria piaga sociale. Adesso che hai capito tutto mi sento rincuorata: ora andrò a mettermi grembiule, cintura della castità, cuffia e rosario e ti leccherò il fondoschiena zitta e muta e rassegnata, che ne dici, eh? Magari pulirò il pavimento dove stai per appoggiare il tuo virile piedino con lo sputo, se necessario. Alla prossima luna piena erigerò nell’orto un bel falò con tutti i miei libri di scuola, e ci ballerò intorno nuda gratificata dal fatto che mi stai condannando ad essere ignorante come una capra, sostanzialmente per paura che io – essere dotato di tette e, guarda un po’, anche di cervello – possa capire che quello che mi stai facendo è sbagliato e farti nero a suon di denunce. Poi mi licenzierò dal lavoro, ovviamente (non lo sai che è il marito che porta i soldi a casa?) ed aspetterò pazientemente il tuo ritorno sferruzzando e rassettando e mi umilierò fino in fondo chiedendoti i soldi per comprarmi un paio di mutande. Ah, quasi dimenticavo, ristabiliamo il delitto d’onore abolito nel ’81, mi raccomando.rosa-trashic
Ora, io sto facendo la cretina. Ma c’è gente che ha trovato nel volantino di don Corsi l’occasione per rincarare la dose. Le donne a quanto pare, la violenza sessuale, se la meritano. Se la cercano. Donna = strega/suora/prostituta. Minigonna e tacco dodici? Sbam! Evvai, allora sono giustificato. Stessa cosa con una Maserati Granturismo V8 (facciamo l’esempio con gli oggetti: non dovrebbe essere difficile, al punto in cui siamo arrivati): è bella, porca miseria se è bella, affascinante, attraente, provocante. Allora la rubo: me la prendo. Sono scusato: secondo don Corsi, il mio cervellino maschio e muffeggiante non ha saputo resistere all’istinto del feroce cacciatore che vive sopito in me, uomo del 2013, ed ha preso il sopravvento sulla ragione. Perché anche gli uomini, va detto, per don Corsi sono delle specie di Neanderthal con la bava alla bocca che s’impalmano ogni femmina a tiro. Ma di gente come don Corsi, purtroppo, ce n’è tanta. Ma tanta, tanta, tanta. Se vai all’ospedale coperta di sangue perché ti hanno stuprato, le infermiere – notare: desinenza plurale femminile – ti squadrano dall’alto in basso e la prima cosa che ti chiedono con quella vocetta stridula è: “Perché??? Cosa indossava?” Indossavo un perizoma di carta di giornale ed un paio di bretelle, e allora? Mi ricucirai con le lische di pesce adesso che lo sai? Cosa centra com’ero vestita con il tuo lavoro? Devo poi rendere conto alle istituzioni di come ero vestita, quel giorno? Se offendo il senso del pudore pubblico mi sbatterai in galera ma non oserai alzare un dito su di me. Perché? Perché non mi interessa quanto io ti possa arrapare: senza il mio consenso dichiarato non mi tocchi, non sono giustificazioni i film mentali che ti fai sul come ti guardo, come mi atteggio, quanto sculetto. Potresti ribattere: “Te la vai proprio a cercare.” E io ti dico che non sei nessuno: non hai né il diritto né l’autorità di “punirmi” o “darmi una lezione”: questo lo fa la legge. Cos’è? Allora anch’io quando vedo Tom Cruise camminare per strada posso ammanettarlo ad un palo della luce e darmi alla pazza gioia? Quel pezzo di Cruise da quel punto di vista se la va proprio a cercare (ma proprio tanto). Ti sembra una motivazione logica?
E poi, devo subire un’altra tortura psicofisica in tribunale ed a causa dei media, alla continua ricerca dello “scoop”? Che senso ha lamentare la bassissima percentuale di stupri denunciati in rapporto a quelli realmente avvenuti? Meglio stare zitte, a questo punto.
Mi dà fastidio e mi imbarazza parlare delle donne così: mi sembra di parlare di una sorta di minoranza religiosa da difendere, di una categoria sociale debole da tutelare. Questo articolo io non avrei nemmeno dovuto scriverlo, in realtà, se in Italia uomini e donne fossero veramente educati al rispetto reciproco – non sto parlando solo del sesso (che è violenza bruta, in questo caso, ovviamente; anzi, forse il sesso qui non c’entra per niente) ma anche al rispetto della questione e dell’interesse pubblico, al rispetto dell’altro e della sua persona, al rispetto della fiducia che in un patto sociale il cittadino ripone in colui che dovrebbe essere un politico integerrimo ed onesto.
Se così fosse, Lettore, probabilmente, in queste pagine dell’Umbertimes avresti trovato un articolo meno incazzato e più divertente. Parlare di questo argomento mi sembra anche – notare, notare quanto nessuno sia esente da pregiudizi di questo genere – molto poco femminile. Di cattivo gusto, insomma. Pensa tu.

Sara Schiara (4B)

 

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