Il film Nos Battailles del regista Guillaume Senez ci fa fare un tuffo in maniera coinvolgente e toccante nel complesso mare della psicologia umana.
Incentrando il suo obiettivo sopratutto sugli affetti familiari, Senez racconta la storia commovente di Oliver (interpretato da Romain Duris), che, oltre ad essere molto impegnato nel suo lavoro, deve confrontarsi con una situazione che sconvolgerà profondamente la sua vita, facendolo crescere e maturare: si ritrova da solo a doversi prendere cura dei suoi due figli, dopo che la moglie decide all’improvviso e inaspettatamente di abbandonare la famiglia, senza lasciare alcuna traccia di sé.
Il regista stesso afferma che uno degli scopi del film è il “mostrare come le situazioni del mondo del lavoro si riflettano sul mondo della famiglia e la sfera privata della persona stessa”, messaggio che si presenta chiaramente nel film, dipingendo il protagonista mentre si destreggia tra gli impegni del lavoro e della famiglia in uno slalom che tocca tutti i paletti delle emozioni umane, temi fondamentali del film stesso: soddisfazione, orgoglio, amore, sensi di colpa, delusione, amarezza,… (la lista potrebbe continuare all’infinito). Altro fondamentale obiettivo del regista è quello di dare un quadro psicologico dettagliato di ogni singolo personaggio, in particolare del protagonista, e descriverne anche l’evoluzione nel corso della storia. Questo è possibile anche grazie ai dialoghi fortemente realistici insieme ad una recitazione impeccabile, molto spontanea e naturale.
Già dalle primissime scene emerge la natura molto “umana” di Oliver, che, impiegato in una grandissima azienda, tiene molto a ogni lavoratore sotto la sua supervisione e vi è attaccato in maniera personale, tanto che si schiera dalla loro parte nel momento in cui rischiano il licenziamento. Questo potrebbe essere un fattore molto positivo per il premio Gli Occhiali di Gandhi, se si interpreta questo atteggiamento (e quello di Agathe, collega dalle Risorse Umane, che in qualità “umane” non eccede per nulla) come denuncia alla violenza strutturale che spesso viene a crearsi sul luogo di lavoro, spesso dettata dalle gerarchie e dai diversi ruoli svolti da ognuno.
Un elemento che compone quasi una novità e che è sintomo del fatto che il film sia molto recente e frutto di una mentalità molto vicina a quella corrente è l’immagine moderna che ne emerge della donna. Solo il fatto che in questo caso sia l’uomo ad essere abbandonato e costretto a prendersi cura da solo dei figli, risulta una grande novità, dato che assai di rado nella storia del cinema si ha assistito a situazioni del genere, ma, anzi, molto spesso accade il contrario. Nel lungo cammino verso l’uguaglianza di genere, questa caratteristica costituisce un valore aggiunto al film, facendolo risultare perfettamente in linea, per altro, con la letteratura corrente.
La stessa immagine della donna emerge ad esempio, infatti, anche, in un altro film in proiezione al TFF, Wildlife, di Paul Dano. Il film racconta la commovente storia di una famiglia americana, in cui il figlio è testimone dello sgretolamento del rapporto tra i suoi genitori. Nonostante la vicenda sia ambientata negli anni sessanta, trovo che la figura della madre sia quella di una donna molto moderna, totalmente slegata dal marito, forte, intraprendente e dalla volontà d’acciaio, che non si fa sopraffare e dominare dalle debolezze, ma anzi le sfrutta per creare e sperimentare qualcosa di nuovo.
Sono molti i punti e i temi in comune tra i film Wildlife e Nos Battailles: oltre a quello sopracitato, anche l’amore e i conflitti che possono emergere in famiglia, insieme a quanto il rapporto dei genitori influenzi lo sviluppo dei figli, ecc…
La più grande caratteristica per cui differiscono è che (per quanto riguarda la rivoluzione del conflitto) mentre Wildliferisulta essere un film fondamentalmente violento (alla fine i due genitori si separano dopo episodi di violenza abbastanza forti- l’unica cosa che rimane del loro rapporto è loro figlio, frutto del loro amore ormai definitivamente spento), Nos Battailles può essere un esempio di risoluzione di conflitti non violenta (il padre, anche se non con poche difficoltà, riesce a rimanere lucido e in uno stato razionale e, spinto dall’amore per sua moglie e i suoi figli, parte alla ricerca della sposa senza arrendersi e invitandola a tornare a casa attraverso una dolcissima scritta sul muro).
Fabrizio Curto