“Mi viene la parola vergogna: è una vergogna!”
Non serve aggiungere altre parole a quelle pronunciate da Papa Francesco a commento dell’immane tragedia avvenuta ieri a largo di Lampedusa, che ha causato centinaia di morti fra i migranti. Ieri l’unanime cordoglio della politica, oggi il lutto nazionale e il minuto di silenzio nelle scuole. E domani?
Domani faremo tutti come la signora che, senza neppure piegare lo sguardo, ha continuato a fare jogging passando accanto ai cadaveri? No, magari daremo a Lampedusa il Premio Nobel, una medaglia al valor civile, un encomio pubblico che riconosca agli isolani il merito di aver agito umanamente. Ma chi siamo noi?
Siamo proprio certi di essere, nel nostro agire quotidiano e non soltanto nei pubblici moti dell’animo, umani come lo stati i lampedusani? Tacere sessanta secondi e vestirsi a lutto può essere forse una buona catarsi per l’animo e l’intimo sentire dell’individuo, certo. Ma non è giustizia.
Mentre la politica si preoccupa a destra di salvare le cuoia ai singoli e a manca di congressi di partito ed aria fritta assortita, in Italia si muore. A morire sono gli Italiani come i migranti: gli uni soffocati dalla crescente disoccupazione e dalla possibilità di perdere il benessere acquisito non senza fatiche nel secolo scorso, gli altri in un anelito verso la terra promessa, l’Europa, in cerca di una vita dignitosa.
A vincere saranno ancora gli egoismi nazionali e sovranazionali? Come può un’Unione Europea, in cui fra gli stessi Stati membri a governare è un miope interesse nazionale, essere accogliente nei confronti di chi è fuori dalla Comunità? Faremo jogging, probabilmente: continueremo la nostra lieve corsa raddrizzando quello sguardo che in questi due giorni si è un minimo inclinato ad un urlo cui non potevamo rimanere sordi.
D’altronde, come possiamo pretendere da chi ignora i lamenti del vicino anche solo un minimo di vera attenzione per chi è lontano o diverso? I minuti di silenzio vanno lasciati a chi ha il cuore secco, perché se lo pietrifichi ulteriormente ripulendo il proprio animo dai sensi di colpa e possa rinchiudersi nel proprio intimo mondo.
Ricordare è inutile se poi si passa oltre con indifferenza.
Valerio Pace (5D)