Tra le bancarelle di Delhi

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Sono le quattro del pomeriggio, il sole comincia a scaldare meno ma la temperatura rimane a quaranta gradi; scendo dalla macchina e attraverso la strada cercando di schivare le auto che mi passano davanti.

Eccomi sono arrivata mi trovo circondata da bancarelle e persone .

C’è una luce strana, cambia spesso colore a seconda della stoffa da cui è mediata; le persone mi guardano, ma sono tutti più impegnati a guardare le stoffe e le maglie appese a tendoni, o a scegliere la collana posata su quel tavolo a fianco a tutti quegli orecchini bellissimi.

C’è molto rumore ma l’atmosfera non è frenetica, tutti si muovono con calma e contrattano con i commercianti sui prezzi.

Nell’aria, gli odori delle spezie e della strada si fanno sentire in modo più forte rispetto ad altri luoghi; frutta e verdura sono esposte su un telo appoggiato al suolo dentro a ceste di vimini intrecciate e il fruttivendolo, un uomo sulla cinquantina, è seduto per terra a gambe incrociate come molti indiani.

Siamo a New Delhi e mi trovo in un mercato.

Entrare in uno di questi mercati significa entrare nella parte viva della città, dove  finalmente abbandoni il problema del traffico e ti ritrovi a stretto contatto con le persone del posto.

I mercati sono uno dei pochi luoghi delle città a non essere stati completamente influenzati dalla cultura occidentale ma continuano a catturare in essi un pezzo di questo paese.

La prima impressione che si ha entrando in un mercato di New Delhi è quella di trovarsi smarriti in un labirinto di bancarelle e negozietti sul bordo della strada, ed è addirittura difficile ambientarsi in un primo momento poiché le persone che non abitano in una zona turistica della città non sono solite vedere degli europei, quindi tendono a guardarti con diffidenza o con curiosità.

Al termine del mio primo giorno a New Delhi ho visitato il “Local market” vicino a casa ed è stato molto imbarazzante essere fissata da tutti.

Questo mercato in Italia non sarebbe neanche sembrato tale poiché  è costituito  da tutta una serie di negozietti che espongono la merce anche su bancarelle affacciate sulla strada. Non era particolarmente affollato; ho notato che appena i commercianti vedevano che non ero indiana subito mi chiedevano se volessi guardare la bancarella o comprare qualcosa.

La cosa che trovo bellissima dei mercati è il fatto di raccogliere molti aspetti comuni dell’India come l’odore di spezie indiane, il disordine che c’è tra una bancarella e l’altra, ma soprattutto trovo meravigliosi tutti i colori che si possono trovare nelle sciarpe di pashmina o nelle mille statuette del dio Krishna o Ganesha.

Bisogna dire infatti che una delle mie esperienze in un mercato indiano mi ha insegnato a non sottovalutare la forza con la quale molti induisti credono nei propri dei; infatti ogni venditore, da quello che possiede un negozietto all’altro che possiede un  pezzo di stoffa sul pavimento, ha il proprio tempietto per permettere agli dei di vegliare su di loro.

Grazie a questi molti tempietti non è difficile sentire odore di incenso per le strade del mercato.

Verso metà soggiorno la mia famiglia ospitante mi ha fatto visitare un altro tipo di mercato, più turistico dell’altro, il Dilli Haat, tra i più famosi di Delhi in cui vengono venduti solo prodotti artigianali come gioielli, oggetti in legno, sciarpe o sandali.

Al Dilli Haat era già più comune la vista di una ragazza occidentale, quindi non facevo particolare scalpore, ma si presentava un altro problema, quello dei prezzi che si alzavano automaticamente quando arrivavo, e sono rimasta molto stupita del fatto che il padre della mia corrispondente abbia contrattato in hindi ogni cosa che ho comprato facendomela pagare la metà del prezzo iniziale.

Il Dilli Haat è uno dei mercati più grandi che io abbia mai visto e anche se molte bancarelle vendono le stesse cose è difficile non trovare qualcosa di davvero bello in ognuna di esse.

L’ultimo giorno prima della partenza la mia corrispondente mi ha portata a visitarne un altro tra i più popolari della città. Era composto da bancarelle e negozietti aperti sulla strada.

In questo luogo ho potuto assistere ad una scena bellissima che mi ha mostrato un altro aspetto di questo paese che non conoscevo: la velocità nel fare alcune cose. Quel giorno ha piovuto per la prima volta in due settimane e quando ha cominciato a piovere nessuna bancarella era riparata dall’acqua ma nel giro di due minuti al massimo il mercato ha cambiato aspetto e su ogni bancarella si stendeva un larghissimo telone di plastica che non permetteva all’acqua di bagnare la merce. Tutte queste caratteristiche mi hanno conquistata ed ho trascorso molto del mio tempo in India a visitare i vari mercati della città e penso proprio che attraverso  questi si possa conoscere e imparare molto sulle persone di un paese.

 

Julia Robin (2B)

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