La cultura è tutto ciò che un individuo apprende, formalmente ed informalmente, dal momento in cui nasce a quello in cui muore. Ogni società umana sviluppa una cultura differente. Quest’ultima è studiata dall’antropologia culturale, una “scienza umana” che studia le varie società presenti nel mondo. L’antropologia culturale viene applicata anche ai popoli del passato, diventando una disciplina importantissima per fare storia.
Attraverso lo studio delle fonti gli studiosi sono riusciti a capire che esistevano tre tipi diversi di popolazioni nella preistoria: i cacciatori raccoglitori (i più antichi) , gli agricoltori e gli allevatori.
L’ homo sapiens visse a partire da 180000 anni fa, originariamente in Africa, per poi espandersi nel resto del mondo. In origine era organizzato in gruppi di cacciatori-raccoglitori. Grazie ai reperti oggi rinvenuti, siamo riusciti a ricostruire la loro cultura. Innanzitutto per vivere avevano bisogno di grandi spazi: un gruppo di trenta-quaranta persone necessitava di un’area di circa 200 kmq. Tutti avevano un ruolo all’interno di una banda di cacciatori raccoglitori: gli uomini avevano il compito di andare a caccia di animali grandi e piccoli; le donne avevano il ruolo di raccoglitrici di erbe, radici commestibili, bacche, ma se vedevano un piccolo animale non se lo lasciavano sfuggire; i bambini raccoglievano larve, catturavano insetti e imparavano dagli adulti a riconoscere erbe commestibili. Avevano quindi una dieta composta principalmente da carne di animali, bacche, erbe, frutti, insetti e larve.
Ammiro l’intelligenza di queste popolazioni, perché è un concetto di grande duttilità intellettuale assegnare ad ogni membro del gruppo un preciso ruolo.
Ad un certo punto della preistoria, circa 11000 anni fa, c’è una svolta. Gli homo sapiens capiscono che possono far crescere i vegetali dove vogliono loro e nascono così i gruppi di agricoltori. L’agricoltura obbliga l’uomo a cambiare completamente stile di vita. I primi vegetali ad essere “domesticati” sono stati il grano, l’orzo e il riso, fu poi la volta dei legumi: piselli, ceci e fave. L’uomo comincia a costruire dei villaggi, con tante abitazioni, vie per poter comunicare, con degli spazi per poter mettere il raccolto nei silos e con delle mura per proteggersi da animali feroci o da altre popolazioni che volevano rubare il raccolto. Nasce in questo modo una popolazione sedentaria e, finché il terreno è fertile, la popolazione di quel villaggio rimane in quel posto. Le case, proprio perché l’uomo era diventato sedentario, dovevano essere costruite con materiali stabili come il fango secco, il legno e la pietra.
Un altro fatto ammirevole è questo: la capacità dell’uomo di adattarsi molto rapidamente ad un nuovo ambiente. Questa è un’altra ragione che afferma la stupenda duttilità delle culture umane. Dal mio punto di vista è incredibile come l’uomo sia riuscito, in così poco tempo, ad adattarsi ad uno stile di vita completamente diverso rispetto a quello che aveva prima.
Quasi contemporaneamente agli agricoltori, si svilupparono gruppi di allevatori. Come l’agricoltura, anche la pastorizia obbliga l’uomo a nuovi cambiamenti, però, a differenza dei gruppi di agricoltori, quelli di allevatori sono nomadi. Questo perché il bestiame ha bisogno di alimentarsi e, una volta finito di mangiare l’erba di un prato, i gruppi si devono spostare e cercare una nuova radura. Proprio per questo gli allevatori sono molto abili a cercare nuovi insediamenti e l’acqua per il bestiame, ma soprattutto a costruire tende facilmente montabili e smontabili.
Tutte le popolazioni hanno una propria cultura; ognuna di esse ha le proprie abilità e affronta le sue difficoltà; quindi non è vero che le bande di cacciatori raccoglitori avessero un lavoro più faticoso e pericoloso degli agricoltori e degli allevatori (anche perché uno studio dimostra l’esatto contrario). La vera differenza fra cacciatori da un lato, agricoltori ed allevatori dall’altro, sta nel numero della popolazione, perché, coltivando la terra e allevando animali, si può mantenere una popolazione dieci volte più numerosa rispetto ad una che pratica la caccia e la raccolta.
Tuttavia ci sono popolazioni come i “!Kung”, che vivono tuttora di caccia e raccolta. Molti pensano che siano l’ultima specie sopravvissuta di uomini primitivi, ma è un enorme stereotipo. Si tratta di uomini contemporanei come noi, che hanno una storia e sono cambiati nel tempo come noi. La vera motivazione per cui vivono ancora oggi come dei cacciatori raccoglitori è dettata da ragioni molto nobili: restare a contatto con la natura, con gli animali e “con gli spiriti”.
Bruno Reggiani (1F)