Ottobre.
Nel paesaggio scoloriscono gli ultimi ricordi di un’estate giunta al termine, rimpiazzata da un autunno vivo di colori brucianti. Le ultime foglie abbracciano i rami ormai quasi spogli, pronti per un inverno gelido fatto di malinconia dei tiepidi raggi di sole estivi, il cui ricordo scivola in basso come la colonnina di mercurio nel termometro. Come ogni anno, con un sorriso incerto, le persone svuotano gli armadi, riponendo costumi da bagno e pantaloncini in grandi scatole di cartone dalle quali si tirano fuori voluminosi maglioni di lana, sciarpe calde e giubbotti per ripararsi dal freddo impellente. L’aria si riempie dell’odore delle castagne bruciacchiate vendute ad ogni angolo per qualche dollaro. I bambini indossano un sorriso ingenuo consolandosi in previsione dell’arrivo di Halloween, la festa che riporterà nelle case un po’ di quella gioia che l’arrivo dell’autunno aveva spento. Proprio così, Halloween. Qui in America la festività è molto più sentita che in Europa, ci si prepara addirittura mesi prima e, persino i fast food come il DQ e il Burger King, iniziano a servire pumpkin ice cream e pumpkin cake per rendere i pasti ancora più caratteristici. I supermercati vendono decorazioni di ogni tipo: dai costumi per gli adulti fino alle mille varietà per i più piccoli, dalle decorazioni per ambienti alle corn candy – caramelline di forma triangolare arancioni, gialle e bianche il cui unico sapore è quello dello zucchero compresso. Durante questa tanto attesa e terrificante notte, i bambini potranno indossare i loro raccapriccianti costumi da zucca, da fantasma, da strega, da mummia che qui risultano in assoluto i più gettonati. Busseranno di porta in porta nel loro piccolo e sicuro quartiere canticchiando la celebre frase “treack or treat?” per ricevere in cambio mele caramellate, pancake, cioccolatini e quelle deliziose caramelle che il padre di Willy Wonka detestava a causa delle irrimediabili carie che provocavano in tutta la loro esagerata dolcezza.
Gli adolescenti, sazi di dolcetti e scherzetti infantili, festeggeranno Halloween organizzando qualche party a tema, dove il vero spirito della festa passerà in secondo piano, come una scusa, un pretesto, per divertirsi. Gli adulti se ne ricorderanno solo se verranno disturbati dai loro figli che vorranno essere aiutati ad intagliare la zucca o a decorare il giardino.
I più solitari festeggeranno davanti a qualcuno dei moltissimi film horror trasmessi da qualsiasi emittente, altri invece ignoreranno la festa, considerandola un inutile pretesto di origine pagana sfruttato dai negozianti che vi hanno costruito intorno un vero e proprio business.
Ma Halloween non è sempre così scontato per tutti. La mia famiglia ed io lo stiamo festeggiando in un modo tutto nostro: mi trovo nella sala d’attesa del reparto maternità dell’ ospedale di Jackson,TN. La mia sorella americana è al nono mese della sua gravidanza e oggi ha provato nausea e mal di testa, sintomi piuttosto chiari in un periodo come questo. Mentre gli altri si godono caramelle, musica e film spaventosi, io mi ritrovo a fissare una porta bianca in attesa di notizie. Immagino il medico uscire con delle buone notizie, un sorriso smagliante e qualche frase di routine pronunciata con lo spiccato accento del Tennessee. Sono in ansia e non sono sicura di saper esattamente come comportarmi. Questo posto mi fa riflettere. Vedo tanti minuscoli cuccioli d’uomo nelle incubatrici, altrettanti mariti o fidanzati con la stessa espressione dipinta sul volto, insicuri di essere all’altezza della responsabilità enorme che è un figlio.
I pensieri corrono, si inseguono velocemente uno dietro l’altro tanto da non riuscire a fermarli. Ansia: come può una parola di solo 5 lettere descrivere uno stato d’animo così vasto e così potente?
Ancora nessuna notizia. Stiamo tutti iniziando a preoccuparci, quando finalmente la mia nuova miglior nemica, la porta bianca davanti a me, si apre lentamente: fisso la maniglia mentre si abbassa. Mia sorella esce un po’ frastornata ma glielo si legge in faccia che si sente meglio. Non le faranno passare la notte in ospedale poiché non è ancora “il momento”.
Fuori le strade si accendono di mille lanterne ghignanti. Falso allarme.
Prendiamo tutti un respiro inspirando l’aria umida di ottobre e torniamo a casa.
Claudia Vouk (4B)
Corrispondente dagli Stati Uniti