Il mondo delle chat visto con gli occhi di una studentessa …
Per molti, internet non è solamente uno strumento di ricerca da utilizzare come informazione. In in molti casi, però, è diventato un mezzo grazie al quale crearsi una doppia identità: quella della realtà quotidiana accostata a quella virtuale.
Sì, mi voglio rivolgere proprio a te, a te che stai leggendo il mio articolo e che probabilmente frequenti l’Umberto I.
Sicuramente sei a conoscenza dell’esistenza di alcune chat o almeno di quella più in voga in questo momento: MSN.
MSN, 3 lettere che nascondono tutto un mondo al loro interno.
Ma cosa succede in questo “interno”?
E’ proprio di questo che voglio discutere, di ciò che viene vissuto da una buona parte delle persone che frequentano le chat, cioè che chiacchierano on line con persone che non conoscono personalmente e di cui non hanno neppure mai sentito il tono della voce.
La mia domanda é: come mai chattare provoca spesso nei giovani (ma non solo in loro!) una forte dipendenza, quasi come quella causata da sigarette o alcool?
La risposta più adatta a tale quesito è che in una chat il rapporto non è di tipo personale; il fisico, il tono di voce, la gestualità di ciascuno non vengono messi in discussione. Nessuno si deve vergognare di quello che è o come è e quindi la comunicazione è facilitata, le persone riescono a vivere emozioni, momenti che nella vita quotidiana non vengono vissuti.
Le emozioni che si provano sono particolarmente forti perchè si vive un rapporto “di fantasia” che non corrisponde a quello vero, una specie di amore immaginario, troppo perfetto per essere reale.
Se ci si piace tanto, perchè non conoscersi meglio e uscire insieme?
La risposta è nella domanda: conoscersi meglio.
In questo incontro potrebbero essere svelati tutti quegli aspetti che si volevano lasciare all’immaginazione.
Persino il passaggio dalla conversazione in chat a quella telefonica non risulta affatto semplice. In molti casi nelle persone si scatena una “paura” insensata, gente disposta ad aprirsi nella chat, improvvisamente non sa più cosa dire, si blocca, è imbarazzata. Per non parlare degli incontri “dal vivo”, nei quali occorre fare un lavoro di adattamento tra la nostra immagine idealizzata e quella nuova, quella reale. Questo però comporta dei rischi. Un esempio? Non provare più quello che provavamo prima.
Spero, caro lettore, di averti fatto riflettere e magari riconoscere in una di queste situazioni.
Elisabetta Mazzucco (1C)