Era una fresca mattina autunnale verso le idi di ottobre del 2010 d.C., apparentemente come tutte le altre, ma loro non sapevano ancora ciò che li aspettava. Un tiepido sole scaldava le membra intorpidite dei nostri coraggiosi eroi. Dopo essersi armati di tutto punto per assicurarsi di non incorrere in alcun pericolo, lo schieramento partì all’attacco. I soldati sciolsero i ranghi, ciascuno pronto ad affrontare le dure prove che il destino aveva posto sul loro cammino. Ed eccoli in azione … Iniziarono a destreggiarsi tra alberi, liane, reti, scale sospese a centinaia di metri d’altezza: la loro vita appesa ad un filo. La tensione era nell’aria, tangibile, ma gli agguerriti Umbertini, forgiati dal fuoco di mille battaglie, non si lasciavano intimorire dalle dure prove che si presentavano ai loro occhi. Provati dagli orrori delle sfide, i loro piedi riuscirono a calpestare ancora una volta quella terra da loro tanto amata. Una volta rifocillati si distesero nel prato per assaporare quei momenti di meritato riposo. D’un tratto il fato avverso si scagliò nuovamente su di loro … in lontananza una pioggia di frecce li colse di sorpresa. Impugnati arco e faretra si avventarono contro i nemici che avevano interrotto il loro ozio, i quali apparentemente sembravano immobili ma così difficili da colpire. Vinta l’ennesima battaglia dovettero affrontare il tempestoso pelago sorvolato da grandi e pericolosi rapaci. Purtroppo questa volta non tutti tornarono alle loro case: la tragica perdita dell’eroico Colleoni smorzò i gioiosi animi dei soldati. Fu così che gli impavidi Umbertini, guidati dallo stratega Carlo II de’ Chianale, da Maria Triggiani la Sanguinaria, da Franco il Grande e dall’invincibile e spietato Carlo I da Pizzala, riuscirono a portare a termine un’altra impresa al grido di: “ QUESTA E’ CANDIA!”.
La 4 C