Cresciuta, indipendente, cambiata. Sono questi gli aggettivi che senti dagli altri exchange students durante le conferenze dedicate a chi vuole cominciare questo percorso. Un percorso che non solo si trasformerà in un momento culmine della tua vita ma che ti farà cambiare il modo in cui vedi il mondo e le persone al suo interno.
Nessuno, però, riuscirà mai a prepararti all’angoscia che provi quando sei lì, in aeroporto, a salutare i tuoi genitori. Quelle persone che per 16/17 anni della tua vita ti hanno assistito, accompagnato ma soprattutto supportato. Non avevi bisogno di chiedergli di starti vicino, semplicemente c’erano. C’erano quando lo desideravi, ma c’erano soprattutto in quei momenti in cui volevi semplicemente chiuderti nella tua cameretta e sparire nel nulla. E sono proprio quei momenti che mancano di più quando sei lontano.
Prima di partire desideravo tanto un po’ di libertà, un po’ di tempo per me e solo per me. Adesso che ho questo tempo a disposizione (da ormai 7 mesi), sento la necessità di quell’affetto che solo i tuoi genitori possono darti. Di un abbraccio che riesce a cancellare tutti i pensieri negativi che girano per la mente. Dei litigi, che alla fine, ti permettevano anche di sfogarti. Nonostante questo non posso negare che l’anno all’estero sia stata la decisione migliore della mia vita. Sono riuscita a costruire una vita da zero, senza l’aiuto di nessuno, e ho avuto la possibilità di conoscere persone fantastiche.
Da sola, a 7943 chilometri di distanza da quella che per anni avevo chiamato casa, mi sono trovata a vivere con degli sconosciuti. Con delle persone che avevo visto una volta in videochiamata e con cui, per un “mesetto”, avevo scambiato dei messaggi.
Tolto il viaggio di 14 ore con il televisore che non funzionava, appena atterrata a Miami la prima cosa che ha colto il mio occhio sono state le palme. Lo so, può sembrare una cosa sciocca, ma è proprio così; la prima foto che ho scattato, infatti, è proprio dell’autostrada con ai lati tantissime palme.
Devo ammettere che ho impiegato diverso tempo a sentirmi veramente a casa; a dire la verità penso che non mi sentirò mai del tutto a casa, qui.
Questo non significa che io non sia stata accolta nel migliore dei modi. Dal primo istante in cui ho conosciuto la mia famiglia ospitante mi hanno fatto subito sentire a mio agio.
Senza dubbio, ci sono stati dei problemi durante questo percorso. I momenti di litigio o di mancanza di comunicazione con la famiglia sono stati i peggiori. Ti senti ancora più sola ed è proprio lì, quando sei sul punto di arrenderti, che devi rialzarti e contare solo ed esclusivamente su te stessa e le tue forze.
Ammetto che questo capitolo della mia vita sono riuscita a scriverlo solamente grazie all’immenso supporto della mia famiglia. Mi considero una ragazza molto fortunata dato il loro costante appoggio: hanno sempre creduto in me, soprattutto nei momenti in cui ero io a non credere in me stessa e nelle mie capacità.
Se qualcuno mi dovesse mai chiedere se consiglierei o meno questa esperienza, la mia risposta sarebbe senza dubbio sì.
Sì perché è un’esperienza che ti potrà capitare una sola volta nella tua vita e ti dà un’opportunità di crescita immensa. Un’opportunità di conoscere persone che hanno una routine completamente diversa dalla tua ma delle quali alla fine non potrai fare a meno.
L’unico consiglio che posso dare è di lasciarsi andare, di cercare di andare oltre i propri limiti per scoprire qualcosa di sé stessi che non si sarebbe mai pensato di avere.
Chiara Avolio