Avete mai provato a far entrare tutto il vostro armadio in una valigia? Ad essere costretti a salutare amici e famiglia ? Lasciare la vostra città e le vostre abitudini per mesi?
Queste premesse possono inizialmente spaventare, ma è ciò che tutti i giovani che sono partiti per un’esperienza all’estero si sono trovati ad affrontare e tra di loro ci sono pure io.
Questa nuova esperienza così attesa e desiderata è iniziata il 29 agosto di quest’anno da Milano Malpensa, insieme ad altri due ragazzi della mia età che fino a quel momento non conoscevo. Il viaggio è durato nove ore durante le quali ci siamo confrontati sulle nostre preoccupazioni e aspettative riguardanti questo nuovo inizio e rassicurati a vicenda.
Il mio semestre all’estero si svolgerà a Maple Ridge, una piccola città situata in Columbia Britannica a circa 45 km da Vancouver.
Ho sempre vissuto in un paesino piccolo, nella periferia di una grande città, e ammetto che, soprattutto negli ultimi anni, l’idea di impiegare un’ora per raggiungere scuola, negozi e amici iniziava ad infastidirmi. Sentivo che non faceva per me e non vedevo l’ora di “scappare” da quella realtà. Per questo motivo, durante le prime settimane in Canada, rendendomi conto che qui viaggiare anche per delle ore sui mezzi di trasporto è la normalità, mi sono sentita come imprigionata all’interno di quella stessa città che mesi addietro avevo scelto per trascorrere il mio semestre.
Tutto è così diverso e lontano dalla mia comfort zone. Prima della partenza ero travolta dall’emozione e dalla gioia: non mi ero mai soffermata a pensare a tutte le difficoltà che avrei incontrato e a tutti gli sforzi che avrei dovuto fare per interagire, studiare e confrontarmi con persone nuove che non parlano la mia lingua e per frequentare una scuola con un sistema scolastico completamente diverso da quello italiano. Soprattutto abituarmi a seguire una nuova routine, che purtroppo prevede pranzare alle undici di mattina e cenare alle cinque di pomeriggio, è una cosa che probabilmente non mi riuscirà mai a pieno.
Ammetto che affrontare tutti questi cambiamenti non è stato affatto facile e, nelle prime settimane, la sensazione di solitudine e la paura di non ricevere aiuto ha preso più volte il sopravvento, facendomi sentire piuttosto abbandonata.
Per fortuna tutte queste sensazioni e difficoltà sono state momentanee, dei pensieri di passaggio dovuti alle grandi aspettative che mi ero fatta, a tutti i cambiamenti che ho dovuto affrontare nel breve periodo e soprattutto alla nostalgia di casa. Con quest’ultima però non mi riferisco a quattro mura e un tetto, bensì alle persone con cui ero solita trascorrere le mie giornate e tutte quelle semplici abitudini che davo per scontate nella mia quotidianità, ma di cui ho sentito la mancanza quando sono cambiate.
Adesso, dopo il primo mese trascorso qui, posso dire di essermi innamorata di quasi ogni aspetto di questa nuova città e cultura. Ho riscoperto la bellezza e la fortuna di poter vivere in una città immersa nella natura incontaminata, tra il verde delle foreste e i numerosi laghi e fiumi che la circondano e a soli pochi chilometri di distanza da una delle città più belle di tutto il mondo. Oltre a questo, un altro aspetto che mi ha fin da subito colpita in modo positivo è il multiculturalismo di Vancouver. Girare per i corridoi, andare in palestra o banalmente fare la spesa ed essere circondata da persone che arrivano da ogni parte del mondo è una sensazione indescrivibile, che allontana la solitudine e ti fa sentire partecipe in questa nuova vita.
Eleonora Natale