Germania 2015: Il patriottismo è quasi un difetto e il nazionalismo impronunciabile. L’inno nazionale non si canta più. Non si canta e basta. Negli eventi pubblici è permesso cantare solo la terza strofa di quell’inno che è diventato simbolo dei fantasmi del passato di questo popolo. Le parate militari sono proibite e all’estero non si pronuncia il nome di Hitler, perché il resto del mondo di solito non capisce nulla a parte quel nome, quell’unico nome che può essere frainteso nell’arco di quei due secondi che servono a pronunciarlo. Le forze difensive e militari della Germania sono quasi nulle. I programmi in tutti tipi di scuole, università e asili nido hanno una sezione che riguarda quella parte della storia tedesca che non è permesso dimenticare. Così tanto che le persone giovani, le ultime generazioni arrivano a considerarlo “un po’ troppo”. E subito vengono richiamati all’ordine dai nonni, dagli anziani che ricordano quei momenti dell’infanzia fatti di paura e terrore. E qui le domande: è meglio dimenticare o ricordare tutto, i nomi, le immagini, le ragioni, i presupposti? Meglio fare finta che non sia mai successo per non accendere ancora una volta la miccia che scatenò una delle più grandi tragedie della storia umana? Oppure ricordare, conoscere, sapere per quale motivo si è permesso che succedesse una cosa simile, le ragioni più profonde, più nascoste della mente umana? Sono due validi punti di vista, ma dimenticare non fa sì che non sia successo nulla e quando tutte quelle persone che possono dire di essere stati testimoni di un periodo storico tristemente leggendario non ci saranno più, chi ci ricorderà com’era? Chi ci dirà esattamente com’è andata, per essere sicuri di non ripetere gli stessi errori? Nessuno potrà farlo se la storia è andata perduta. E si ripeteranno all’infinito gli stessi errori. Ed è per questo motivo che bisogna ricordare, sapere esattamente cos’è successo, per riuscire davvero ad andare avanti. La citazione del filosofo George Santayana esprime al meglio tale concetto: “Coloro che non conoscono il passato, sono condannati a ripeterlo”.
Eleonora Croce (4D)