Un piccolo dilemma esistenziale

Tempo di lettura: 3 min

Ecco qua, dopo aver ricevuto un crollo delle mie convinzioni riguardo alle mie passioni e al mio futuro, sfido qui le mie capacità e la mia serietà. La maggior parte del tempo si passa a esporre tante belle parole, a immaginare tanti bei progetti e favole, perdendo così di vista il punto chiave della vita, l’agire.

Il dilemma principale è proprio come voglio far parte io del mondo? E quindi come devo agire nel mondo? Non si parla più di una semplice passione o interesse verso un lavoro piuttosto che un altro, si parla di come è il mondo ora e di come potrebbe diventare. E quindi di cosa posso fare io per portarlo ad un evoluzione consapevole. Una volta posto l’obiettivo di voler creare un presente migliore per fare nostro il futuro, la cosa più semplice è indirizzare la propria vita verso questo obiettivo. Non si tratta più di una vita personale, di uno stipendio mensile, di una famiglia. Io voglio essere parte di un mondo e non di un alloggio o un ufficio. Voglio poter raggiungere la vecchiaia felice di aver contribuito, nel mio piccolo, al progetto enorme di portare armonia e pace. Gli anni passati sono stati il parco giochi della vita, dove sono cresciuta e mi sono divertita, da oggi cominciano le responsabilità, e la prima di queste è riuscire a dilettarsi con la semplice vita. Al che viene spontaneo commentare: “pensiero troppo astratto e irrealizzabile, dove in fondo non ha significato”. Può darsi. Ma io credo che le cose semplici siano le più difficili da apprezzare, e che si tenda a dare alla vita un significato troppo complicato e la si trasformi in un ostacolo insormontabile e doloroso. In realtà se partiamo dal presupposto che le cose sono come il nostro occhio le vede, molto semplicemente basta osservare la vita in modo semplice, e così viverla come un giostra, sorridendo e amando ogni momento.

Un’altra delle responsabilità diventa l’essere consapevoli che ogni passo innalza una polvere che coinvolge altri individui. Non agiamo solo per noi stessi. Proprio per questo le nostre azioni dovrebbero avere stampo positivo in modo tale che la storia che ne deriva sia altrettanto positiva e di successo, e i rapporti umani siano altrettanto arricchenti. L’essere positivo, per definizione, equivale all’essere vantaggioso; in quante occasioni abbiamo sperato di essere in “vantaggio” su qualcuno per ottenere un posto di lavoro? Possedere un “vantaggio” per avere la sicurezza di potercela fare? Partire con qualcosa in più per non rischiare il fallimento? E allora cosa meglio di un vantaggio psicologico? Per il quale non c’è bisogno di competizione o paura. Se le nostre azioni nascono da radici positive significa che il risultato delle azioni stesse è come se avesse un vantaggio in partenza.

Quale mente contorta e confusa che sono tendo a divulgarmi nei discorsi e così sono giunta a parlare di come un determinato atteggiamento influenzi non solo le azioni ma anche i risultati di esse. Tuttavia è proprio per poter portare non solo chi mi sta intorno ma anche chi sta dall’altra parte del mondo ad essere consapevoli di qualcosa che io, nel mio piccolo ho raggiunto che mi sono posta la domanda di quale sia la professione più adatta a me. In che modo le mie parole possano rimanere più incise nel presente? E anche, sono le mie parole a poter contribuire alla magnificenza della vita, oppure potrebbero essere le mie idee, i mie progetti, le mie mani? E quindi è proprio per la mia visione dell’agire e del reagire alla vita che scegliere il proprio percorso diventa delicato.

Quindi in che modo il mio nome dovrà far parte della società? Dovrà essere pubblico e nella memoria di tutti? Per quanto la mia mente sia ancora confusa e in cerca di risposte e di certezze, parto da qui con dei valori e delle convinzioni e con l’idea che l’abilità non sia una dote ma sia pura consapevolezza. Essere consapevoli di chi siamo può portarci a raggiungere grandi risultati, e i risultati che otteniamo sono la prova di chi siamo realmente.

Elena Cuatto (4H)- corrispondente da Shangai

266080cookie-checkUn piccolo dilemma esistenziale