Sono ormai le 23 passate e la sala del Palazzo delle Feste si sta svuotando, ma la rassegna di spettacoli di stasera non è ancora finita: nonostante il poco pubblico rimasto, salgono sul palco i ragazzi nerovestiti del Convitto Nazionale “Canopoleno” di Sassari.
Tema indiscusso della performance sono le donne, le nostre connazionali che hanno aiutato a fare l’Italia. Dapprima ricordate come proprietarie dei ricchi salotti dove per la prima volta si parlava di nazione unica, fondatrici di orfanatrofi, associazioni benefiche ed istituti educativi, nel corso dello spettacolo le donne assumono volti e nomi. Volti e nomi che corrispondono sempre più a quelli di conosciute attiviste dell’unità.
C’è Gigogin, che in realtà si chiamava Teresina ed era piemontese di nascita. Una ragazza diciassettenne che scappò dal collegio per unirsi agli insorti che a Milano combattevano per l’unità: nelle loro schiere si dedicò attivamente alla gestione dello spaccio. Quando lanciò alcuni insulti alle guardie austriache sul punto di detenere il suo amico Goffredo Mameli, fu arrestata e ricondotta in collegio, da dove scappò nuovamente per raggiungere i suoi compagni.
C’è Rondine, innamorata del giovane capitano dagli occhi azzurri e dai capelli d’oro, che seguì i trecento valorosi combattenti nelle loro imprese e quando tornò indietro non saltava né sorrideva più come prima, perché “io non vedeva più fra mezzo a loro quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro”, come recita espressiva una giovane sassarese.
C’è Anita, figlia di un mandriano brasiliano di Barra da Laguna e sposa infelice di un calzolaio alcolista, che un giorno incontrò un valoroso venuto dall’Italia per aiutare gli insorti contro il sistema imperialista brasiliano che le chiese di “essere sua”. José, o Giuseppe, Garibaldi dovette tornare in Italia per combattere a fianco dei suoi uomini per unire l’Italia ed Anita aspettò che il bambino che portava in grembo nascesse e crescesse abbastanza per raggiungerlo. Arrivata a Nizza dopo sessanta giorni di navigazione, venne accolta da centinaia di persone. Fu nel nostro non ancora unito che Anita morì a soli ventott’anni.
Gigogin, Rondine, Anita: sono solo tre delle molte donne che hanno aiutato a rendere il nostro Paese così come lo conosciamo oggi; sono solo tre delle molte donne che hanno avuto il coraggio di combattere una doppia battaglia contro il maschilismo e contro i potenti che ancora cercavano di mantenere divisa l’Italia.
Per la loro bravura e per aver voluto ricordare queste donne e tutte le altre cui dobbiamo un pezzo della nostra unità, tantissimi complimenti ai giovani attori di Sassari!!!
Chiara Murgia