La luce fredda di un neon illumina la piccola stanza. Buio nei cuori e buio negli angoli di quella camera. La notizia, il trauma e poi nulla. Solo vuoto e solitudine. C’è chi sfoga tutto sulla carta e chi ascolta musica. Tutto intorno è desolazione, ci sono solo i segni di qualcuno che è passato: carte, un po’ di sporcizia, ma negli angoli resta la polvere. Nessuno la potrà mai togliere, nemmeno lei. Qualche penna per terra, qualche libro abbandonato.
È sola. Ora lo è davvero, è sola con se stessa. Benché ci siano altri intorno a lei, loro non possono capire la sua lotta interiore. Sta accadendo solo dentro di lei. Una battaglia aspra, violenta. Troppo violenta.
Da soli è duro guardarsi dentro, ma lei ora è decisa a farlo, è decisa a cercare un modo per comprendersi, per capire cosa la porta a questa lotta, ma ora non vede nulla, se non quella stanza. Pare che la guerra si sia arrestata per una piccola “pausa rigenerante”. Lei sospira di sollievo: per lo meno il suo cuore non era pieno di istinti suicidi. Momentaneamente lei vede solo desolazione e segni di abbandono. Questo per lei non è motivo di calma, ma di tristezza. Si sente vuota, triste e stanca.
È stanca di combattere, vorrebbe poter trasformare questa fittizia tranquillità in una VERA calma. Sa che non sarà mai possibile, si sente impotente e la sua stanchezza accresce unendosi alla noia. È stanca di una lotta che sa bene non finirà mai.
Aimar Domiziana (2B)