Pullman, piazza Castello, ore 15.00 di un giorno feriale. Due ragazze (probabili liceali) chiacchierano animatamente del più o del meno. Ad un certo punto, una delle due s’illumina ed esclama: «Ho scoperto una canzone fichissima su Youtube! È un sacco vecchia … E anche senza senso, ma prende tantissimo! Fa tipo: ma la notte la festa è finita, evviva la vita, la gente si sveste e comincia un mondo … E poi dice cose a caso, ad un certo punto fa: Gianna Gianna Gianna non cercava il suo pink maglione».
Una cosa del genere, in filologia, si chiama lectio facilior: nella trascrizione dei testi, quando il processo era ancora affidato alla scrittura manuale, poteva capitare che il copista, davanti un passaggio difficile da intendere, cercasse d’interpretare al meglio delle proprie conoscenze il contenuto di partenza e lo riportasse nella nuova copia filtrato dalla propria comprensione, spesso fallace e semplificata rispetto all’originale. Da qui, la lettura più facile. I poveri copisti, che nell’immaginario collettivo somigliano sempre di più ai monaci de “Il nome della rosa”, erano giustificati: caratteri ambigui, materiali rovinati, e condizioni di lavoro pessime.
Ma da dove nasce quest’improvvisa passione di Rino Gaetano per i maglioni rosa?
Non dalle difficoltà di trasposizione, questo è certo: le tracce mp3 utilizzate come audio nei video di Youtube sono pulite e sicuramente questo successo degli anni Settanta è arrivato senza grossi danni acustici nelle reti del web.
Colpa forse dell’irrefrenabile english-mania, tanto deprecata dai puristi della lingua? Quest’ipotesi sembrerebbe già più plausibile, visto e considerato il grande prestigio linguistico che l’inglese gode tra le fasce più giovani della popolazione, avvezze ad un panorama musicale al 90% americano e britannico. Ma anche il più distratto dei copisti avrebbe avuto un attimo di dubbio davanti ad un uso così isolato ed inspiegabile dell’inglese all’interno di un testo interamente in italiano: perché pink maglione? Perché non sweater rosa? Insomma, un accostamento sospetto. Forse è stata proprio la forte connotazione femminile della protagonista della canzone a spingere l’ascoltatrice a cercare del rosa anche dove in realtà non c’era. Per chi se lo stesse ancora chiedendo, quello che Gianna non sta cercando è il suo Pigmalione.
Escludendo il cattivo ascolto (la ragazza canticchiava la canzone a memoria!), escludendo un interculturalismo zelante, non rimane che una causa a questa lectio nemmeno tanto facilior: pigrizia cronica.
La pigrizia di non ammettere che forse non si sta capendo, che forse c’è una parola che non si conosce e, piuttosto che cercare il testo, s’inventa un’alternativa improbabile.
La pigrizia allarmante che spinge le persone a non interessarsi nemmeno dei propri interessi.
Ironica ciliegina sulla torta: la signorina in questione stava in quel momento sfoggiando una borsa con stampato sopra un celebre fotogramma di Audrey Hepburn in “My Fair Lady”.
Eugenia Beccalli