In Italia il nome di Dante è come il prezzemolo: lo troviamo nelle piazze, nelle strade, nei caffè, nei pub, nei negozi, nelle pizzerie. Per i ragazzi invece in molti casi è un “tabù”. Alle medie si iniziano a vedere i caratteri generali della Commedia e poi alla fine dell’anno scolastico quelle informazioni confuse finiscono nel dimenticatoio, dal Libraccio, alcune – perché no? – anche abbandonate in una cabina telefonica. Duole (in realtà no) comunicare invece a coloro che pensano che “L’Inferno” di Dante sia finito che invece il vero “viaggio infernale” è solo all’inizio! Ebbene sì, comincerà nel triennio e tre saranno le grandi tappe: Inferno, Purgatorio e Paradiso; il primo anno ci saranno ben trentaquattro soste, nei due anni a seguire altre sessantasei, per un totale di trentatré all’anno. Ci sarà da divertirsi!
Premesso questo, chiunque arrivi alla fine del viaggio o semplicemente lo cominci non può evitare di cominciare a pensare al ruolo di questo poeta nella nostra cultura. Nella Commedia, Dante non è solo la voce narrante che ad ogni girone ci fornisce una spiegazione del luogo in cui ci troviamo, ma anche un personaggio all’interno della vicenda. A differenza degli altri, però, è corpo, non solo anima o ciò che di questa rimane: rispetto a coloro che si trovano già lì, lui ha ancora la possibilità di cambiare le proprie sorti. Il nostro poeta quindi non è niente altro che un semplice essere umano.
Quest’anno ricorre il settecentesimo anniversario dalla morte di Dante e l’Umbertimes ha offerto la possibilità ai suoi redattori di organizzare un’intervista (disponibile qui) con l’ultima discendente diretta del Sommo Poeta: Massimilla Serego Alighieri. Dimentichiamo i toni solenni: quella che si è svolta, infatti, più che un’intervista è stata una vera e propria chiacchierata fra “pari”. All’arrivo della nostra ospite, dopo un’introduzione generale del professor Pizzala e il benvenuto ufficiale della nostra preside, la parola è passata a noi redattori. Sia per merito della redazione che di Massimilla l’ora successiva è volata. Al suo arrivo si è dimostrata a proprio agio nei panni d’intervistata, il suo modo di fare molto “alla mano” ci ha permesso di condurre la chiacchierata su un piano diverso da quello prospettato inizialmente. Le prime sono state domande un po’ più comuni (che rapporto ha con il suo cognome, quando ne ha scoperto l’importanza), successivamente siamo passati a qualcosa di più specifico, come ad esempio se avesse degli autori preferiti, e poi a qualcosa di più personale.
Al contrario delle aspettative, è stata proprio questa tipologia di domande a rendere tutto più naturale e meno scontato. Buffo pensare che alle volte le mancassero le parole o fosse indecisa su cosa dire, no? Chiunque presuma che rispondere sia sempre facile deve ricredersi. Massimilla ha sicuramente un cognome importante (e anche un titolo nobiliare), ma è tale e quale a noi. Oltre a conservare il titolo, lei e la sua famiglia, dopo settecento anni abitano ancora nel podere acquistato nel 1353 da Pietro Alighieri, figlio del poeta Dante, che aveva seguito il padre durante il suo esilio a Verona. Massimilla ha delle passioni importanti: recita in una compagnia teatrale, ama i suoi cani, è la speaker ufficiale della Scaligera basket da dieci campionati, lavora nel campo delle pubbliche relazioni e la sua famiglia produce vino.
Questa esperienza è stata molto formativa per tutti noi: sentire parlare di Dante, della sua storia ma anche di basket, teatro e libri da una persona a lui così “vicina” è stato davvero interessante e ci ha permesso di avvicinarci sì a Dante ma soprattutto a una bella persona. Una persona che, a differenza dell’avo illustre, non ricerca i riflettori, anche se per la storia che si porta dietro è “condannata” a starci sotto; una persona che vive nella stessa nostra dimensione. In un momento come quello che stiamo vivendo in cui il bisogno di “presenza” è così fondamentale, trovare questa umanità è stata la cosa più bella che ci potesse capitare.
Elena Vaudetti