Anche quest’anno la nostra scuola ha avuto modo, in occasione dell’autogestione, di accogliere svariati ospiti, che hanno tenuto conferenze per tutta la durata dell’evento. In particolare, gli studenti dell’Umberto I hanno avuto la possibilità di assistere ala lezione di uno dei più importanti e conosciuti professori di letteratura anglosassone di tutta Italia, il professor Claudio Gorlier. Ecco le risposte ad una breve intervista ante conferenza, prima che il professore cominciasse a spiegare quella fetta di storia della politica americana (da Kennedy a Obama) abbastanza oscura alle nuove generazioni, ma dalle conseguenze importantissime.
Perché è importante che la nostra generazione conosca ciò che è successo oltreoceano in quel lasso di tempo che oggi va ad approfondire?
E’ stato un momento di svolta fondamentale per almeno due ragioni: la prima è che è stato uno dei momenti più critici dell’integrazione raziale e in secondo luodo, dopo è scoppiata la guerra in Vietnam e c’è stata naturalmente una forte ricaduta su tutta l’Europa perché l’America in quel momento, ancora più di oggi, aveva un’influenza decisiva e allora la si guardava con particolare interesse.
Alcuni studiosi recentemente hanno azzardato un paragone fra la caduta dell’impero romano, causata dai barbari, e un probabile futuro collasso del colosso americano, che verrà scavalcato dalle emergenti potenze orientali; secondo lei è una previsione corretta?
Guardi, io non credo mai nei paragoni storici. C’è una tale distanza … ci possono essere volendo delle analogie. L’impero romano è caduto per un’esplosione interna, si è lentamente dissolto e non ha saputo affrontare la presenza di altri popoli culturalmente molto diversi. In più c’era il cristianesimo, esplode il cristianesimo. Quindi qualche paragone si può anche fare ma gli Stati Uniti non avevano neanche allora un’influenza mondiale paragonabile a quella dell’impero. Però è vero un aspetto di questa considerazione: sono emerse altre realtà politiche ed etniche, principalmente la Cina ma anche l’India, che viene molto sottovalutata. In più, piena di contraddizioni, c’è anche l’Africa. Sono tutte realtà di fronte alle quali gli Usa non sempre hanno capito cosa fare e come affrontarle e molte volte sono stati colti di sorpresa.
Eugenia Beccalli (4F)