Una folle follia collettiva

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Questa mattina, non appena ho aperto la finestra per accogliere un raggio di sole che stava bussando in casa mia, ho visto, giù, nella strada, insolite emozioni che mi hanno lasciata paralizzata. Di corsa, senza neanche offrire qualcosa al mio ospite, mi sono diretta verso la porta, poi all’ascensore ed infine,orripilata ma allo stesso tempo stupefatta dalla curiosità, ho varcato l’ultimo uscio fino a ritrovarmi nel bel mezzo di piazza Castello. La gente sembrava essere ammattita. Mi sono seduta su una di quelle panchine orribili in legno e sono stata ad osservare. Il solito signore che vende i palloncini in un angolo della piazza, in quel momento volava appeso a un filo tenuto da Snoopy; l’inconfondibile giornalaio Mauro, che da vent’anni è sempre il solito, si stava dirigendo,col suo fedele compagno, a guerreggiare contro le fontane della piazza per aumentare il suo onore; il classico turista inglese, che, davanti al palazzo Reale ti chiede dov’è piazza Castello,stava tentando di ingoiare la sua macchina fotografica, pensando di essersi tramutato in un insetto capace di digerire il metallo; i vari gruppi di ragazzi che sono soliti trovarsi in quel largo di Torino stavano provando a darsi bacchettate sulle mani e a sedersi sui ceci per cercare di riuscire a tornare nella scuola del secolo scorso. L’unica persona normale mi sembrava essere un signore che passeggiava con una bici viola. Mi sono fatta coraggio e sono andata a chiedergli spiegazioni per l’assurda situazione che si era creata nella mia città. Ma, quando mi avvicinai, l’unica cosa che mi disse fu che stava aspettando mezzanotte per raggiungere ET volando con la sua mountain bike. Decisi di non continuare la nostra conversazione. L’ultima cosa che sono riuscita a vedere è stato un uomo che continuava a rompere pezzetti di carta, convinto di poter entrare in un libro, visto che la letteratura contemporanea è rottura. Poi, per fortuna, un urlo di mia mamma mi ha fatto cadere dal letto. Meno male … era stato solo un sogno. “ Maria”  ha detto lei con voce scocciata “hai mica visto le mie scarpe da mani che mi sono stufata di camminare sui piedi?” Allora ho chiuso gli occhi e, con un sospiro profondo, sono tornata a dormire.

Maria Basso (3F)

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