Una giornata particolare

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una-giornata-particolare1Brownsville,TN. 15:23 di un pomeriggio caldo come l’inferno. Fronte imperlata di sudore e respiro affannoso, l’aria è soffocante, tuttavia la causa non è del tutto climatica, anzi, la “colpa” è da imputare ad Animal Shelter, vecchio canile della città che lascia che sia l’odore pungente – ancora prima di entrare – a donare una dettagliata descrizione del posto. Tralasciando i dettagli avete capito che non è certo un posto in cui si entra volentieri, tanto per passare un pomeriggio diverso dal solito in compagnia degli amici. E invece sì, almeno secondo la Haywood High School che ha deciso di inserire gli allievi dell’ultimo anno in un programma di volontariato presso il rifugio. Ripeto: volontariato, nessun compenso se non quello delle t-shirt zuppe di sudore, che certo non agevolano la missione, e delle “crap” di qualche amico a quattro zampe appiccicate sotto la suola. Impossibile evitarle, un canile è un campo minato e noi i soldati sfortunati. Una volta abituati al gradevole odorino e al calore opprimente del sole, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cominciato a lavare, e lavare, e lavare e lavare ancora: i cani, le ciotole, le cucce, i pavimenti, le scarpe, le nostre magliette. Atroce. Un’esperienza sfiancante che non ci concede pause, sia per riprendere fiato che per meditare sull’assurdo motivo che deve aver spinto la scuola a rinchiuderci in un lager canino per sei, interminabili, ore. Unica consolazione sono le risate e i ricordi da condividere con gli amici qualche giorno dopo (per riprendersi dal tanfo micidiale ci va tempo). Giochiamo con i cuccioli in attesa di poter tornare a casa: in un angolino, piccole palline di pelo con gli occhi ancora chiusi che, tra una coccola e l’altra, guaiscono flebilmente. Sono così piccini, magri e fragili che la paura di far loro del male rompendogli inavvertitamente qualche ossicino diventa sempre più grande. Nonostante la fatica quest’esperienza ci ha fatto riflettere: come si può abbandonare una tenerezza simile? Con che cuore, con che coraggio, lasciare un cucciolo così in balia dei pericoli delle strade? Basterebbe incrociare il proprio sguardo con quello di un cane per capire che non ci volterà mai le spalle. E forse è questa la domanda che si fanno i rifugiati del canile di Brownsville: Perché non sei più tornato? Perché mi hai lasciato lì, legato a quel palo? Perché non c’era la tua auto tra le tante che ho visto sfrecciare sulla strada? Perché padrone, perché amico? Perché? Rabbia, solo una grande rabbia dentro tutti noi. E le storie di questi animali sono le più diverse: dai cuccioli abbandonati negli scatoloni agli angoli dei quartieri perché la sterilizzazione dei genitori costa troppo, ai cani più massicci, educati al combattimento e sfruttati per il mercato delle scommesse. Forse l’uomo è l’animale che dicono che sia, o forse non si merita lo stesso appellativo di una creatura che il cuore ce l’ha davvero. Che sia un cane, un gatto, un furetto o un canarino, abbandonare un animale che ci ha dato tutto è solo da insensibili.

Claudia Vouk, corrispondente dagli Stati Uniti

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