“Tutti vogliono sentirsi speciali. Amati. Accettati. Cosa sei disposto a fare perché ciò accada? Io so di non riuscirci sempre, per questo spingo gli altri ad essere persone di supporto e amorevoli. Non tutti possono piacerti, la vita altrimenti sarebbe noiosa! <<Ama e sii amato.>> sono le parole che rappresentano il mio stile di vita. Tu quali parole hai scelto per la tua vita? Pensaci.”
Queste le parole di Dianna Agron, ambasciatrice ufficiale dello Spirit Day. Che cos’è lo Spirit Day? Due anni fa un’adolescente americana, Brittany McMillan, ideò una nuova commemorazione che decise di chiamare Spirit Day, richiamando la striscia viola della bandiera omosessuale che rappresenta, appunto, lo spirito. La prima osservanza si è poi tenuta il 20 Ottobre 2010, giorno in cui le persone si sarebbero dovute vestire di viola per dare supporto ai giovani cittadini LGBT (lesbian, gay, bisexual and transgender ), vittime del bullismo. L’iniziativa è sorta in un periodo in cui negli USA gli atti di bullismo erano aumentati, soprattutto nei confronti degli adolescenti di sessualità differente da quella etero, ingiustamente screditati a causa del loro essere. La situazione si mostrava anche aggravata da un vertiginoso aumento di suicidi da parte di adolescenti fra i 13 e i 17 anni, vittime proprio di queste violenze non solo fisiche ma anche psicologiche, subite tanto a scuola quanto a casa. L’iniziativa ha in seguito ottenuto il supporto della GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation ), un’associazione che nel tempo si è occupata anche di avere rappresentanti nel mondo dello spettacolo.
Dal 2010 lo Spirit Day è ufficialmente un giorno sia di commemorazione sia di supporto, tanto per coloro che hanno subìto questa forma di odio nel passato quanto nei confronti di chi ne è vittima tuttora.
E’ vero che gli anni sono passati, che ora nello stato new-yorkese è permesso il matrimonio omosessuale e che sono tante le persone che per quanto possibile tentano di lottare per i pari diritti anche in Italia, ma la logica ci può portare a una sola conclusione: se c’è chi contrasta l’omofobia è perché questa si ostina a persistere. I migliori testimoni di questo fenomeno in relazione al mondo dei giovani sono i diretti interessati, ossia gli adolescenti. E’ infatti pressoché impossibile non notare un’onnipresente discriminazione verso i propri simili quando si tratta di ragazzi o ragazze con una differente tipologia di vita sessuale. Risulta purtroppo consueta, soprattutto tra i maschi, la pratica di usare sinonimi di “omosessuale” come insulto nei confronti di altri compagni, così come sono diffusi vari luoghi comuni che ritraggono i ragazzi gay come persone che intendono recare danno al genere maschile. Oggi mi sono per l’appunto imbattuta in un episodio che non ha modo di essere frainteso.
La legge d’Israele risale a parecchio tempo fa, quindi la parte che recita “se un uomo si unirà a un altro uomo come si unisce a una donna, entrambi saranno messi a morte” potrebbe anche essere considerata accettabile. L’inaccettabile risiede nella reazione di uno dei miei compagni che afferma con un’aria fiera: “Completamente d’accordo!”. Mi sono concessa il tempo di raccogliere la mandibola che nel frattempo era venuta a contatto con la polvere del pavimento, prima di replicare con un tono inflessibile. Mi è sembrato e continua a sembrarmi assurdo che un mio coetaneo sia in grado di provare disprezzo nei confronti della vita di una persona solo perché diversa dalla propria, ed è ancora più folle sapere che questo ragazzo non è altro che un rappresentante di una buona percentuale degli adolescenti contemporanei, dato che più di una volta ho preso parte a discussioni riguardanti questo tema giungendo alla triste conclusione che si tratta di un numero pressoché elevato di giovani influenzati da queste insane convinzioni comuni.
Come reagire? Innanzitutto sarebbe utile riuscire ad argomentare con calma mentre si discute (lo so, quando si è a confronto con enormi assurdità è abbastanza difficile). Se poi ci si trova di fronte a un soggetto non incline ad aprire i propri orizzonti, vuol dire che non si sta realmente discutendo; sarebbe utile quanto parlare ad un muro. Il problema è che sono realmente poche le persone disponibili a cambiare idea, ad ammettere di avere torto e ad adottare nuove convinzioni. Sarebbe in realtà necessario un cambio radicale all’interno della società, l’educazione alla pratica di un pieno rispetto dei diritti umani, senza eccezioni, in modo che siano proprio i giovani ad aprire la strada verso un’umanità diversa, dato che la quella attuale, per quanto possa sembrare illogico, non è molto umana.
Fino ad allora continueremo a manifestare in piazza, vestirci di viola, promuovere campagne e spremerci le meningi nel tentativo di iniettare un minimo di razionalità nelle testarde menti che non si accorgono di non accettare l’intera vita di altri individui, tutto questo finché “omofobia” non sarà che una parola arcaica riportata in ben pochi dizionari.
Diana Ciobanu (1B)