Una riflessione drammatica e terrificante sullo stato del mondo

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Foto-per-articolo-MikovCom’è chiaro fin dal titolo,  il film Oppenheimer, diretto dal celebre regista Christopher Nolan, è una biografia dello scienziato J. Robert Oppenheimer, che fu coinvolto non solo nella progettazione e costruzione della prima bomba atomica per porre fine alla seconda guerra mondiale, ma anche nelle conseguenze che questo progetto ha provocato fino ai giorni nostri.

Se Interstellar, sempre di Nolan, è una riflessione sulle conseguenze delle azioni che l’essere umano ha provocato con la sua incapacità di salvaguardare il pianeta, Oppenheimer, anche migliore rispetto al primo, potrebbe essere considerato il suo “antecedente”: un film che ci fa vedere il momento esatto da cui la lenta “estinzione” della nostra specie ha cominciato il suo cammino.

Il film è costruito su una narrazione non lineare, caratteristica comune a tutti i film del regista: si alterna tra il momento dell’interrogatorio del protagonista nel 1954 e i passaggi fondamentali della sua carriera, a partire dal suo periodo universitario fino al secondo dopoguerra. Nel 1926, all’epoca dottorando ventiduenne, preso dall’ansia e dalla nostalgia di casa, decide di iniettare del cianuro di potassio nella mela del suo professore, Patrick Blackett, per poi pentirsene e riuscire a evitare che il professore la mangi. Viene poi consigliato dallo scienziato Niels Bohr di studiare fisica teorica a Gottinga, periodo durante il quale riesce a completare il suo dottorato e a incontrare Isidor Isaac Rabi. Ritornato negli Stati Uniti, conosce la sua futura moglie, Katherine “Kitty” Puening, proprio quando è coinvolto in una relazione con la comunista Jean Tatlock, che in seguito si toglierà la vita.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Oppenheimer è chiamato a partecipare al progetto Manhattan, che ha come obiettivo la costruzione di un’arma in grado di porre fine al conflitto, la bomba atomica. Una scoperta che cambierà per sempre la storia dell’umanità.

Ci sono pochi film drammatici che riescono a catturare l’attenzione durante tutta la loro lunghezza in modo costante; film che suscitano così tanta paura, tristezza, dubbi e rabbia allo stesso tempo, per quello che l’uomo è riuscito a fare. E uno di questi è proprio Oppenheimer. I temi che caratterizzano il film, cioè la guerra, le cause umane del degrado ambientale e lo sfruttamento controproducente e maligno della scienza fanno sì che non sia quasi mai noioso, nonostante le sue tre ore di durata.

A differenza di molti film biografici che tendono a glorificare i propri protagonisti, dando meno spazio ai loro lati oscuri, Oppenheimer è rappresentato come un personaggio molto contraddittorio, ambiguo e complesso, che spacca in due un’opinione pubblica divisa tra sostenitori e detrattori di fronte a un tema così scottante come quello del nucleare.  Per questo non è impossibile stabilire con certezza se lui sia o meno il principale responsabile di tutto ciò che poi è seguito alla scoperta scientifica potenzialmente più pericolosa del XX secolo.

Oltre alla sceneggiatura, altrettanto notevoli sono la colonna sonora, composta Ludwig Göransson, che enfatizza quasi perfettamente le situazioni e i sentimenti che attraversano i personaggi; l’interpretazione degli attori, in particolare Cillian Murphy, che veste i panni del protagonista; gli effetti speciali, che hanno una qualità praticamente impeccabile, anche se relativamente pochi.

Un’ultima considerazione è necessaria per la regia: il talentuoso Christopher Nolan riesce a trasportare una storia reale del passato, già agghiacciante in sé, su una pellicola che ne enfatizza i punti più oscuri.

Semplicemente un capolavoro. Un film mozzafiato, allo stesso tempo terrificante come un horror e profondo come un film d’essai . Forse, uno dei film migliori degli ultimi 10 anni.

Sergey Mikov

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