Il progresso tecnologico sta aprendo la strada a nuove scoperte scientifiche in grado di rivoluzionare l’esistenza dell’intera popolazione mondiale. Fra queste vi sono gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati). Sono organismi viventi il cui genoma (il patrimonio genetico) è stato modificato attraverso l’utilizzo delle moderne tecniche di ingegneria genetica che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genetici.
Gli OGM sono stati sperimentati sia su animali che su vegetali. In particolare, però, hanno trovato applicazione nell’agricoltura, facendo scaturire un dibattito che coinvolge non solo la scienza ma anche l’etica.
Attualmente vengono prodotti in molti Paesi industrializzati, fra i quali gli Stati Uniti, ma le recenti indagini scientifiche hanno posto seri dubbi sulla loro effettiva sicurezza, sia per l’uomo che per l’ambiente.
Il primo prodotto alimentare geneticamente modificato e commercializzato è stato il pomodoro a lunga conservazione. L’alterazione genetica ha ridotto l’emissione della sostanza che ne causava il deterioramento, consentendo al prodotto di restare fresco e edibile per molto tempo.
I pomodori possono così essere lasciati a maturare al sole prima della raccolta per più tempo e possono sopportare viaggi più lunghi. Non è necessario, quindi, raccoglierli quando sono ancora verdi e i produttori possono raccogliere tutti i pomodori contemporaneamente.
I vantaggi degli OGM sono molto evidenti: si possono ottenere piante in grado di resistere in condizioni climatiche sfavorevoli, con grande risparmio di manodopera, denaro, tempo; garantendo un maggior rendimento.
L’OGM, quindi, potrebbero essere la soluzione alla fame nel mondo e si potrebbe ridurre l’inquinamento legato all’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti.
Oggi, però, non è così. Gli OGM, infatti, arricchiscono soltanto le grandi aziende biotech, quali Monsanto e Bayer, che detengono il monopolio dei semi attualmente in commercio. Tali multinazionali brevettano e vendono semi OGM e sostanze chimiche collegate causando problemi all’ambiente e alla sicurezza alimentare. Nuove scoperte scientifiche hanno, infatti, sollecitato i governi a un’immediata moratoria sul commercio di tali prodotti.
I rischi sono, infatti, numerosi. La tossina BT, introdotta in molte piante OGM, viene rilasciata nell’ambiente, contaminando il suolo, con impatti devastanti sugli insetti impollinatori, come le api, e su altri insetti benefici, e causa una riduzione drastica della biodiversità.
Esperimenti condotti in laboratorio su topi alimentati con patate OGM, inoltre, hanno fatto notare in essi un calo di peso, un impoverimento della risposta immunitaria e segnali di infezione virale. Il rischio, dunque, è di compromettere anche la sicurezza alimentare.
Le coltivazioni in campo aperto, inoltre, sono fonte di inquinamento genetico, poiché, inevitabilmente, contaminano quelle tradizionalmente biologiche vicine.
La stessa ingegneria genetica è stata più volte contestata, in quanto suppone che ogni organismo sia determinato semplicemente da geni immutabili e costanti che possono essere arbitrariamente modificati e manipolati. Le scoperte scientifiche avvenute negli ultimi decenni hanno, invece, dimostrato che i geni sono fluidi e dinamici in risposta all’ambiente esterno. La nuova genetica, quindi, ci costringe ad adottare una prospettiva compatibile con l’ambiente.
Un problema etico riguarda la mancanza all’interno delle commissioni di controllo governative di scienziati indipendenti e, quindi, non legati all’industria. Il risultato è stato che gli OGM, una tecnologia non completamente sperimentata, è stata lanciata prematuramente sul mercato. Sebbene una normativa europea preveda che, qualora un prodotto sia approvato dall’UE il suo utilizzo sia autorizzato in tutta Europa senza bisogno di nuovi permessi, l’Italia al momento vieta l’uso degli OGM sul proprio territorio. Per tale ragione, recentemente la Commissione UE ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia che non vuole OGM.
A mio parere i governi dovrebbero intervenire in maniera chiara sulla questione, promuovendo una scienza sostenibile, finalizzata all’interesse pubblico ed integrata nella società.
Non bisogna assolutamente arrestare il progresso, ma si deve operare con attenzione ai possibili rischi, con consapevolezza dei benefici che può trarre l’umanità da un utilizzo accorto e condiviso di questi organismi.
Matteo Ceconi (2F)