Il sistema scolastico in Svezia è molto diverso dal nostro. Si resta a scuola dalle 8.00 alle 15.30 (fino a qui tutto normale), ma in tutto questo tempo ci sono solo 4 differenti lezioni. Si comincia con un’ora e un quarto di lezione, poi mezz’ora di break, altri 75 minuti, poi il pranzo. Un’ulteriore ora e un quarto, l’ultima mezz’ora di pausa e infine l’ultima lezione. Questi lunghi intervalli sono a dir poco perfetti: c’è tempo per rilassarsi, fare due chiacchiere con gli amici, prendersi un caffè, e inoltre ti aiutano ad affrontare meglio la lezione successiva in modo più lucido e preparato.
Ma non suona alcuna campanella, alcune lezioni prendono un’ora, altre anche meno e alcune durano quanto dovrebbero. Quindi ci sono volte in cui si finisce scuola alle 15.00, altre in cui si termina alle 15.30, non ci sono particolari restrizioni.
All’inizio della scuola, ad ogni ragazzo viene dato un Mac che, se vuole tenere finiti i cinque anni, può comprare ad un prezzo irrisorio perché ormai considerato vecchio e di seconda mano. Inoltre l’aula informatica è enorme con dei computer della Apple di ultima generazione con schermi grandi come televisori, ultrapiatti e ultraveloci … facciamo qualche confronto!
Ogni scuola ha la sua “Caffetteria”, un luogo solitamente circondato da una piccola recinzione di legno a definirne lo spazio, proprio come se fosse un negozio dove si può prendere un caffè, dei dolci, ma anche ordinare dei panini, un pezzo di pizza, quello che si vuole.
Si fanno poche verifiche, massimo una al mese per materia (a volte anche meno) e si hanno al massimo 7 materie massimo (a meno che un alunno non decida di frequentare corsi extra).
Anche la situazione in classe è diversa, come il rapporto con i professori: non si chiede per andare in bagno, ci si alza semplicemente, si può mangiare in classe e usare il telefono, fatta eccezione per qualche insegnante che è un po’ più restio (ma questi prof non sono più di due o tre). Si dà del tu ai professori e la relazione tra loro e gli alunni è amicale.
Ci sono cose positive, come l’organizzazione oraria, la possibilità personalizzare il programma scegliendo una materia, la “Caffetteria”, l’avanguardia negli strumenti tecnologici, la presenza di materie più “pratiche” come fotografia, giornalismo e scultura che caratterizzano i vari indirizzi di studio, ma credo che comunque l’approccio sia sbagliato: la relazione con i professori e le troppe concessioni fatte ai ragazzi. L’idea è di dare più fiducia ai giovani, conceder loro più libertà e contare sul loro senso di responsabilità. Non è sbagliato come concetto, ma nel caso della Svezia secondo me si esagera. Credo che questo metodo possa funzionare bene all’università, ma non con dei ragazzini liceali.
I professori credono che sia l’approccio giusto per il “goal” che vogliono ottenere, perché così i giovani imparano a responsabilizzarsi da soli, purtroppo però questo criterio non sembra funzionare molto, visto come molti ragazzi prendono la scuola, per loro è tutto così “alla leggera”: se ci vado, bene, ma se non ci vado, va bene lo stesso. Questo onestamente mi lascia un po’ basita.
Forse sono di parte o forse sono ormai abituata ad un sistema completamente diverso, ma non approvo questo particolare metodo e, stando tra i ragazzi svedesi, ho visto che nemmeno loro ci credono più. Sembrerebbe assurdo che gli adolescenti vogliano rinunciare a libertà e concessioni (soprattutto se in campo scolastico), ma sono proprio loro (ovviamente non tutti, ma la maggior parte) che ormai preferirebbero una scuola più severa, con più regole.
Domiziana Aimar (4B) – corrispondente dalla Svezia