Mille bus colorati, ma decisamente provati dal peso degli anni, circolano per le strade alle otto del mattino: l’ora in cui i bambini indiani vanno a scuola.
Sotto un sole già torrido e splendente gli studenti si affrettano a salire su questi “van” anni Cinquanta, molti dei quali sono diretti alla “Laxman Public School”.
Qui, due volte alla settimana, la giornata scolastica inizia con l’assemblea degli studenti: i duemilasettecento ragazzi si dispongono in ordinate file davanti al palco situato nell’ ampio spazio esterno della scuola.
Pronti a praticare le preghiere induiste e ad ascoltare l’inno nazionale; inoltre ad ogni assemblea ciascuna classe ha il compito di fare un riassunto dei fatti di cronaca avvenuti in giornata.
Questo evento da un lato così solenne e ufficiale, tanto da far pensare ad un’eredità del periodo coloniale britannico, e dall’ altro così importante da rendere protagonisti i ragazzi è stato per noi davvero sorprendente.
Altro aspetto di novità era l’ordine e la disciplina con cui bambini dai sei ai sette anni si disponevano in fila indiana.
La struttura della scuola è molto diversa da quella che conosciamo noi: gli spazi esterni sono più numerosi e frequentati, i corridoi che uniscono le varie classi sono all’aperto e le aule sono munite di ampie finestre. Sono inoltre presenti ovunque, ventilatori per resistere al caldo afoso di Delhi.
La vita scolastica si svolge quindi principalmente all’aperto, fra cortili, campi da calcio, pallavolo e piccole aiuole. Questa realtà inaspettata ha creato nel nostro gruppo una sensazione di benessere nei momenti difficili.
La Laxaman è una scuola molto grande, sono presenti quasi tremila alunni, quaranta per ogni classe.
A differenza del nostro sistema scolastico che è composto da tredici anni divisi fra scuole elementari, medie e superiori, la scuola indiana prevede dodici anni prima degli studi universitari.
Si tratta di un sistema completamente diverso, anche dal punto di vista delle materie: in Italia dopo le scuole medie, si sceglie l’indirizzo di studio, di solito caratterizzato dalla prevalenza di materie umanistiche o scientifiche. I ragazzi della Laxaman Public School invece hanno cinque materie obbligatorie, le altre possono essere scelte facoltativamente, e ciò rende il loro impegno scolastico meno gravoso rispetto al nostro, considerando che non hanno compiti in classe ma solo gli esami finali.
Questo modello è ricalcato su quello inglese per via del lungo colonialismo britannico.
Molte materie che possono essere scelte dagli alunni, non esistono in Italia come: cucina, cucito, attività sportive, danza, canto, scultura, yoga. Possiamo quindi notare che la scuola indiana è ancora permeata di elementi tradizionali come la preghiera e le diverse attività creative tipiche del paese.
Il rapporto fra alunno ed insegnante è molto formale ma non così distante come ci avevano anticipato prima del viaggio.
Infatti l’India è un paese in cui i rapporti sociali sono influenzati dal rispetto di gerarchie ed autorità. Abbiamo, però notato, che a dispetto di un formalismo apparente i rapporti con gli insegnanti sono più confidenziali che in Italia (anche se non bisogna pensare alla figura dell’ educatore che è una particolarità della nostra scuola.)
Nei corridoi si corre, si parla, quando passiamo tutti si girano come se fossimo delle “star”, dolcissimi bambini ci chiedono l’autografo rincorrendoci: per loro siamo una novità!
Ci siamo trovati veramente bene, come se fossimo nella nostra scuola, professori ed alunni ci hanno donato ogni giorno che passava, una danza, un canto, una lezione, un discorso, ma soprattutto un sorriso. Mai avevamo avuto così voglia di andare a scuola.
Questo viaggio è stato fantastico, abbiamo visto e visitato cose incredibili, ma senza avere visto, assaporato la vita in quella scuola, non avremmo mai compreso, il loro essere e compreso ciò che ci accomuna a distanza di chilometri.
La cultura, la religione, il tradizionalismo in generale, non eliminano le stesse voglie, la stessa giovinezza, lo stesso crescere insieme …
L’esperienza alla Laxman Public School rimarrà per noi qualcosa di veramente indimenticabile.
Marta Mereu (2B)