Non sono pochi in Italia gli adolescenti che perdono la vita. E si può trattare di incidenti legati all’alcool, uso di sostanze, suicidio. Ne sentiamo di tutti i tipi, ogni giorno. Ma il 22 novembre 2008, Vito Scafidi fu vittima di qualcosa di inaspettato, di qualcosa di assurdo e inconcepibile: la mancanza di sicurezza nella sua scuola. Ed è successo nella nostra Provincia. Da quel momento, il 22 novembre è sempre stato un momento di ricordo, di riflessione su come la situazione della sicurezza nelle scuole si sia evoluta.
Sono trascorsi otto lunghi anni, in cui dalla sofferenza la famiglia Scafidi è passata all’azione, giungendo infine a far riconoscere il 22 Novembre come Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole. Quest’anno si è quindi trattato della prima manifestazione “ufficiale”, e i passi che sono stati fatti sono notevoli. Dalla richiesta di un 8×1000 si è giunti a un Fondo da dedicare ad iniziative legate alla sicurezza in ambiente scolastico (il Fondo Vito Scafidi, appunto).
Lo scorso martedì, a Torino, centinaia di studenti sono scesi in piazza per marciare in ricordo delle vittime della mancata sicurezza nelle scuole. Al termine della marcia, nell’aula magna dell’ITIS Avogadro si è svolta la conferenza che è stata il “cuore” dell’evento.
La presenza delle circoscrizioni, della Città Metropolitana di Torino e di altri comuni Piemontesi, nonché l’appoggio del MIUR e di associazioni come ACMOS è stata uno dei segnali dell’importanza acquisita nel corso di questi otto anni da questa tematica. Una tematica per molto tempo trascurata non solo dalle istituzioni, ma anche da chi era abituato a considerare strutture precarie e poco sicure “la normalità”, come ha rilevato anche da Cinzia Caggiano, la mamma di Vito, durante la conferenza. Anche l’assessorato all’istruzione e all’edilizia scolastica ha sottolineato l’importanza dello studio delle strutture edilizie e della manutenzione ordinaria, definendo la sicurezza come “elemento alla base dell’attività scolastica”.
Ma qual è dunque il primo ostacolo, al di là delle istituzioni e dei fondi agli enti locali?Qual è lo scopo di questa giornata? Prima che vengano presi dei provvedimenti, è necessario che le incongruenze siano esplicitate. E questo processo non è possibile se non si sviluppa una determinata consapevolezza e un’adeguata attenzione. In poche parole, i primi a doversene preoccupare sono gli studenti, gli insegnanti, il personale ATA, i presidi. Chiunque passi le proprie giornate all’interno di edifici la cui sicurezza potrebbe rivelarsi dubbia. A questo scopo è nato un progetto che si è concluso proprio martedì, dal titolo “Antenne di legalità e ripetitori di sicurezza”. L’iniziativa ha coinvolto alcune scuole nella provincia di Torino cui è stato richiesto di creare un breve video sul tema della sicurezza in ambiente scolastico. Il fine di questo processo, in corso dal 22 Novembre 2015, è lo sviluppo di una consapevolezza nei giovani, in modo che siano i primi a comprendere l’importanza di un ambiente scolastico sicuro e che siano in grado di trasmettere questo messaggio anche a chi non ha partecipato al progetto. I 6 video finalisti sono stati infatti proiettati nel corso della conferenza di fronte a molti altri adolescenti.
Insomma, un’importante ricorrenza che riesce sempre più nel suo intento, tanto dal punto di vista politico-economico quanto da quello sociale e culturale, sensibilizzando chi vive la scuola in prima persona. Persino quando si tratta di chi, come noi, non molto di cui lamentarsi. Perché è la consapevolezza di una situazione esistente, seppur non vissuta, a renderci cittadini più completi.
Diana Greco Ciobanu (5B)