Scuole, università e luoghi deputati all’istruzione creano ogni giorno rifiuti e scarti. Si stima che soltanto il settore dell’istruzione in Italia produca oltre 200.000 tonnellate di rifiuti ogni anno. Dagli imballaggi alimentari e dai rifiuti della mensa scolastica, come nel nostro caso, alla carta usata in classe.
Spesso non ci rendiamo conto che quasi tutte le nostre azioni quotidiane, anche le più comuni, creano rifiuti: acquistare una bevanda alle macchinette, buttare le merende o acquistare un oggetto con un imballo di carta o plastica. Quando non abbiamo più bisogno di qualcosa, lo gettiamo nella spazzatura. Questi, se gettati indiscriminatamente in un contenitore, finiscono in discarica o negli inceneritori, potenzialmente inquinando suolo, aria e falde acquifere, comportando un alto costo di corretto smaltimento e separazione. Inoltre, in questo modo, si favorisce inconsapevolmente il consumo abnorme delle risorse naturali, che non sono infinite.
Grazie alla raccolta differenziata, possiamo sia aiutare il nostro pianeta a risparmiare le sue risorse sia a ridurre l’inquinamento. Con questo sistema di raccolta i rifiuti urbani vengono raggruppati per tipologia (carta, plastica, frazione organica) e destinati al riciclo, consentendo così il riutilizzo delle materie prime. Inoltre, la gestione integrata dei rifiuti può anche dare un importante contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico.
In caso di dubbio sul materiale dell’oggetto che dev’essere smaltito, bisogna cercare le relative informazioni che possiamo trovare su ogni tipo di confezione messa in commercio. Si tratta di simboli che funzionano come una sorta di “carta d’identità” dell’imballaggio che abbiamo tra le mani e che ci indicano la tipologia di pack, il materiale e le modalità di smaltimento e di separazione dagli altri rifiuti.
Noi studenti ci lamentiamo del fatto che troppo spesso, a fine giornata, i rifiuti, pur differenziati, vengono smaltiti tutti indifferentemente in un solo cestino. Però ciò che conta è creare un’abitudine virtuosa.
Naturalmente la scuola si sta impegnando per cercare una soluzione, ma nel frattempo impegnamoci a fare nostre certe abitudini e a essere sempre più consapevoli!
Cecilia Botalla, Marta Ravizza, Rachele Ruzza, Rebecca Zidarich e Anita Zecchini