Oggi, 7 febbraio 2020 abbiamo avuto l’onore di ospitare la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in carica dal 10 gennaio di quest’anno; per l’occasione il “Convitto” ha deciso di organizzare un talent show che si è tenuto in Aula Magna dalle 11:15 alle 12:20. L’esposizione, condita di spiegazioni dei professori ed esibizioni degli alunni, è servita prima di tutto a noi studenti presenti lì per ricordare perché studiamo, perché facciamo tanti sacrifici, perché nonostante le difficoltà e le ansie non molliamo: la scuola, sarà banale ma a molti sfugge, è prima di tutto un luogo di formazione personale, un luogo in cui comprendere cosa siamo, quanto valiamo realmente, cosa vogliamo essere, perché tutti noi siamo persone con sogni e ambizioni, progetti e iniziative. Quando iniziamo il liceo siamo poco più che bambini che stanno ancora imparando a ragionare con la propria testa, mentre una volta usciti, dopo cinque lunghi anni, saremo adulti, cittadini pronti a votare, e, ancora più importante, saremo pronti a realizzare le nostre ambizioni. Perché ciò sia possibile, tuttavia, la scuola, il nostro luogo di formazione, non deve soffocarci né renderci numeri da estrarre per le interrogazioni, studenti che devono solo studiare, prendere voti alti nella verifica e infine diplomarsi: quando le cose vanno in questo modo, come è mai possibile aspettarsi da noi quella vitalità e quello spirito di iniziativa tanto invocati?
D’altro canto, la ministra pare essere dello stesso avviso: la scuola deve essere un luogo di inclusione, di unione tra studenti e insegnanti, in cui maturare e scoprire sé stessi, non un freddo edificio di studio, e il Convitto è un valido esempio in questo senso: oltre alle classiche ore di lezione, cinque giorni a settimana mangiamo insieme, studiamo insieme, andiamo nelle aule disciplinari insieme, aule disciplinari dove possiamo anche “legare” con i professori, che in quell’ambiente paiono essere più amichevoli, più accoglienti, probabilmente grazie all’atmosfera più rilassata del pomeriggio. Non dobbiamo poi scordare le altre attività pomeridiane: bibliomania, cinema discusso, Umbertimes e tante altre. Oltre ciò, tra gite e molto altro, la scuola ci offre moltissime possibilità di scambio culturale; e non riesco poi a immaginare come debba essere l’atmosfera tra convittori, che addirittura vivono assieme per l’intera settimana scolastica. Non credo possa esserci una scuola che, oltre alla varietà di materie, che ben preparano agli studi futuri, riesca a creare una miglior unione, una miglior confidenza tra studenti, professori ed educatori, che vivono assieme per tutta la settimana scolastica, dal mattino presto fino al tardo pomeriggio, tra le mura di queste due strutture scolastiche; è come vivere in una seconda famiglia, con cui crescere insieme per cinque anni.
Ma tornando alla nostra ministra, nel suo discorso finale ha anche, giustamente, toccato l’argomento politica, soffermandosi su come i giovani d’oggi non si interessino ad essa, o almeno non lo facciano abbastanza. Il ministro non si dice troppo sorpresa dalla cosa: la politica è caotica, non si cerca l’onestà, non c’è dialogo; tuttavia, e per fortuna, lei ha fiducia nella gioventù e con le ultime parole del suo discorso ha voluto esortarci a non desistere, a cercare il confronto e a seguire il dibattito pubblico, perché rinunciare a dare il proprio contributo significa assecondare tutto ciò che non va bene e tradire lo spirito più autentico della democrazia. Insomma, è stato un incontro interessante che ha acceso in me nuove speranze e alimentato il mio entusiasmo: la speranza è che la ministra, e i suoi colleghi in Parlamento e al Governo, riescano a tener fede ai loro impegni e a migliorare ancora il nostro sistema di istruzione.
Daniele Avelluto