“Sorelle d’Italia”, il simpatico spettacolo degli allievi del Convitto G.B. Vico di Chieti, invece di essere rappresentato venerdì ha avuto luogo martedì sera. Così ieri ragazzi e ragazze chietini hanno messo in scena uno show in chiave musicale sull’Italia e le sue regioni, la storia di un pilota d’aereo con un marcato accento inglese che viaggia insieme con una comitiva di persone provenienti dalle varie regioni italiane. A un tratto il velivolo, della compagnia “Convitto Vico di Chieti”, deve eseguire un atterraggio di emergenza. Poiché stanno sorvolando l’Italia, ognuno comincia a decantare le splendide meraviglie e peculiarità della propria regione d’origine chiedendo di atterrare lì. Intanto il resto degli alunni canta una filastrocca sulla zona d’Italia che stanno sorvolando: “Dalle Alpi al Po, alle regioni del Nordest, tra l’Adriatico e il Tirreno, in giro per il centro, sotto il sole del Sud e verso le Isole” percorrono il Paese cantando … Arrivati al sud sale sul palco un gruppo di ragazzine che, vestite con costumi tipici, incomincia a danzare sulle note di musiche tradizionali, mentre i compagni cantano descrivendo le particolarità, gli splendidi paesaggi e l’intrigante storia del Sud e delle Isole. Infine, poiché non hanno ancora deciso dove atterrare, si fermano in un aeroporto qualsiasi, in una città qualunque, in una regione a caso. Questa scelta soddisfa tutti, perché un italiano si sente a casa propria in qualunque regione si trovi.
Il Convitto per Sordi di Torino ha poi messo in scena una parodia della confusionaria politica italiana, “Fratelli d’Italia”, che tratta di uno degli argomenti più discussi negli ultimi anni: la Riforma Gelmini del 2008, passando anche per temi importanti come la Costituzione, i 150 anni dell’Unità e il ruolo di convitti ed educatori. Questo spettacolo incomincia con il discorso sulla lingua italiana di un presentatore dai voluminosi capelli ricci, che continua a parlare, portando il discorso sulla Riforma dell’istruzione, chiamando in causa altri quattro ragazzi che però cominciano subito ad accapigliarsi sulle rispettive opinioni. Dopo una furiosa zuffa il presentatore viene trascinato dietro le quinte, riemergendo successivamente pesto e malconcio. Rimessosi – più o meno – in sesto parla del ruolo degli educatori nei Convitti, mentre due ragazze ne fanno un’esilarante imitazione. Finita questa parte arrivano tre ragazze vestite rispettivamente di verde, bianco e rosso che, ballando, compongono il nostro tricolore.
Successivamente vengono presentati i ragazzi sordi, l’anima del Convitto, che ci raccontano quanto sia difficile farsi capire dalla gente “comune” con il linguaggio dei segni: “Siamo prima sordi e poi italiani”. Questa frase in realtà fa molto riflettere su come una persona minimamente differente dalla massa sia subito discriminata, emarginata.
Lo spettacolo continua poi con battute divertenti che però rappresentano tristemente la condizione disastrata della nostra società. Ma la particolarità di questa recita è stata, a parer mio, la possibilità di far recitare sordi e udenti insieme, senza alcun problema.
Beatrice Costa