“e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Questa frase, a mio parere, non conclude solamente la prima parte della Divina Commedia, ma anche tutti i nostri anni scolastici trascorsi. Non intendo sottolineare il disappunto o i sentimenti negativi verso questo edificio ma enfatizzare il valore di questi tre mesi fondamentali nella vita di ogni studente.
Nonostante tutto, ci si rende conto, mediamente alla fine di luglio quando ognuno riapre per la prima volta dopo circa un mese la pagina del diario in cui sono riportati i compiti estivi, che ad essere “meritato” è un quantitativo esagerato di lavoro, e non di riposo, purtroppo. E se fino al giorno prima la vacanza aveva assunto le caratteristiche che più le si addicevano, nel momento in cui quelle pagine che trasudano dovere si stampano nella mente di noi malcapitati, ecco che inevitabilmente il peso dello studio ricomincia a gravare.
E pensare che il termine “vacanza” deriva dal latino “vacare” che significa “essere libero”!
Tuttavia possiamo ritenerci più che fortunati poiché a godere di tre mesi di svago siamo solo noi studenti: il mondo degli adulti non prevede così tante vacanze nel suo calendario, se non per motivi personali di ogni singolo lavoratore. Inoltre da un punto di vista più meritocratico sta poi a ciascuno valutare il valore dell’aggettivo ”meritato”.
Con ciò l’estate è arrivata davvero ed è tempo di altro divertimento, lontano il più possibile dalla scuola. Un dolce profumo di erba secca o bagnata invade i dintorni seguito dal cinguettio di passeri di giorno e dai canti di gufi e civette sulle querce durante la notte, animata anche da voci e risate di ragazzi, perché in questo periodo, siano le nove di sera, siano le tre del mattino non è mai tardi.
Ed è il susseguirsi di acqua, sole, caldo, verde, giallo, abiti leggeri, corse, risate, amici, divertimento e riposo che rende unico questo trimestre.
Corro un po’ indietro nel tempo e mi fermo al mese di novembre: la scuola è cominciata relativamente da poco, e abbiamo ancora nostalgia dell’estate passata; fuori piove, i professori spiegano, assegnano compiti e stabiliscono prove che sembrano non volersi fermare. Nelle vacanze di Natale e Pasqua c’è allegria, ma non si avvertono effettivamente le sensazioni del periodo estivo perché, anche se favolose, a queste giornate manca ciò che le rende perfette.
Scattando una foto al mese di aprile si vedono studenti immersi nello studio, consapevoli che la meta dell’11 giugno sia ancora lontana, ma sicuri e speranzosi nella promozione senza debiti, sinonimo di divertimento; nello sfondo si intravede un maggio dagli esiti incerti e severi: si studia e si lavora ancora molto, notte e giorno, stanchi e riposati, volenti o nolenti. Poi la luce.
E da seduti all’ombra di un grande albero in compagnia di un venticello caldo, amici e tanto sole giallo fanno quasi sorridere le ore passate sui libri a studiare, le corse per evitare i ritardi, la disperazione, la stanchezza, le preghiere e le maledizioni.
Nonostante i tantissimi compiti estivi che ci occuperanno qualche mezz’ora al giorno, queste vacanze sono state molto bene accette: avevamo molto bisogno di riposo, perché l’anno scolastico è stato impegnativo e sembrava non finire. Prima di affrontarne un altro, quindi, godiamoci questo periodo, all’insegna del divertimento e di un po’ di pace.
Elena Reato (3E)