Quando si prova a navigare possono nascere due sentimenti: odio o amore. Non ci sono vie di mezzo. Quando si vede una persona su un qualsiasi mezzo a vela si rimane sbalorditi dalla bellezza e dalla naturalezza di quello sport, caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere. Si “gioca” con la natura, facendo un testa a testa per riuscire a controllarla, apprezzarla e comprenderla. Stare su un mezzo a vela è un’esperienza che deve essere quindi possibile a tutti, senza distinzioni di conti in banca.
Mentre la Francia ha cambiato il sistema per evitare di precludere alcuni sport, quali la vela, rendendo pubblici i poli sportivi, in Italia si ha ancora la forte tendenza a classificare gli sport in base alle diverse classi sociali. Sulle coste mediterranee italiane il prezzo dei corsi di vela non è neanche paragonabile al prezzo sulle coste della nostra sorella francese e questo perché il prezzo di mercato dei corsi nel nostro Paese è esclusivamente gestito da poli sportivi privati. Non a caso un corso di due settimane con 10 lezioni ognuna di 3 ore ha un prezzo medio di €250. Quando si chiede il motivo di questo prezzo così alto, le risposte spaziano dai costi di manutenzioni ad affermazioni classiste quali “gli sport per ricchi sono cari”. Nel momento in cui si attraversa la frontiera francese e si chiede un preventivo per iscriversi ad un corso di vela, la proposta classica è di due settimane di stage con 10 lezioni di 4 ore l’una con un prezzo totale di €180, escluse agevolazioni fiscali per chi paga le tasse su una residenza o per chi è cittadino francese con un reddito sotto la media. A questo punto si possono tirare due conclusioni: i prezzi di manutenzioni in Francia sono più bassi e per frequentare uno stage di vela in Italia o si è ricchi oppure niente, la vela non è il tuo sport.
Se si deve essere chiari, in Italia se ci sono certe cifre in primis è colpa dello Stato, il primo a identificare questo sport come un attività di lusso. Infatti se mai ci si dovesse comprare una barca in Italia, che sia l’unico bene posseduto o il centesimo, allo Stato non importa niente e lo considera in ogni caso un bene di lusso. Adesso ci si spiega perché la vela in Italia venga considerata lo sport della Milano da bere.
La navigazione a vela è stata uno dei primi mezzi di trasporto che hanno segnato la storia. Ci ha permesso di vivere esperienze uniche, quali la scoperta delle Americhe, il raggiungimento delle Indie via mare… Che diritto ha un cittadino, uno yatch club e anche lo stesso Stato di privare qualcuno di un’ esperienza come questa? Se a spezzare questo pensiero e questo sistema ci sono riusciti altri Paesi, allora ci possiamo riuscire anche noi italiani, che nella storia abbiamo avuto le più grandi repubbliche marinare, i più grandi cantieri navali e i più grandi navigatori della storia.
Michele Clerici