Gujarat, India. Tra le più di duemila festività che vengono celebrate in questo stato, non si può fare a meno di riconoscere l’importanza dell’Uttarayan, un singolare costume volto a celebrare il ritorno del sole e dell’estate. Non una preghiera né una danza ad accompagnare questo momento, bensì il richiamo di una tradizione ormai perduta dalle nuove generazioni: il volo dell’aquilone.
Il nome Uttarayan, di origine sanscrita, significa letteralmente “movimento verso nord”, in riferimento al percorso compiuto dal sole durante il periodo che va dal solstizio d’inverno a quello d’estate. Secondo le credenze popolari, proprio il 14 gennaio appare in questa regione una luce solare ritenuta salutare per il corpo umano. Così, proprio in questo giorno, migliaia di persone fedeli a questa tradizione centenaria occupano i terrazzi di tutte le città, ognuno con decine di aquiloni pronti ad essere posti nelle mani di Eolo. Ogni uccello di carta, tuttavia, viene ribattezzato col nome di patang, aquilone cacciatore, per sottolinearne la funzione. Scopo del liberare l’aquilone, infatti, è quello di tagliare con il proprio filo quelli che dirigono gli aquiloni avversari e per questa ragione ogni spago è costituito da particelle vitree. Tale pratica accomuna formidabilmente ricchi e poveri, uomini e donne, adulti e bambini. Tutti quanti, sotto un unico cielo coperto di colori, vivono spensieratamente un giorno della loro vita all’insegna del tornare fanciulli: un desiderio che in questo mondo così accelerato, è ormai impossibile da realizzare perfino dai neonati.
Davide Pino (4F) – Corrispondente dall’India