Queste edizioni delle Convittiadi sono abbastanza diverse dalle edizioni precedenti: a parte il logo che (come ogni anno) è cambiato si è aggiunto un nuovo simbolo: le mascotte. Umbertino ed Umbertina, due grossi pupazzi di spugna, nati da un’idea esposta alla riunione organizzativa dal coordinatore generale Chiaravallotti e accettata dai partecipanti. E’ stato pertanto un concorso tra le classi della prima media del Convitto Umberto I, per il quale i ragazzi hanno disegnato delle mascotte di loro creazione e le hanno proposte alla giuria. Tutte erano belle ma alla fine solo un disegno è stato premiato, quello attuale dei due pupazzi che hanno inaugurato ieri le Convittiadi 2010, creati dalla fantasia di Pavese.
Durante la cerimonia inaugurale dentro i pupazzi c’erano due ragazzi: Luisa Bertoldi ed Angelo Mancuso.
All’inizio ero un po’ emozionata con tutte quelle risate mentre la sfilata avanzava, o quando siamo saliti sulla terrazza che si affaccia dal Palazzo delle feste al fianco di Pietro Teggi, professore nonché Rettore del Convitto ospitante, l’Umberto I di Torino, ma dopo mi sono rilassata e quando ho dovuto rispondere a delle domande fatte dal presentatore ho parlato al microfono con una voce così tranquilla che non credevo nemmeno mia in quel momento.
Alla fine della sfilata, verso il ritorno, invece che con la rigidità e l’imbarazzo dell’andata, mi sono prestata a scherzare ed a ridere con i compagni e proprio come questi, ancora un po’ agitati, mi divertivo chiacchierando.
Angelo la descrive in modo diverso, quasi al mio contrario, ovvero di Umbertina. Lui era più sereno all’andata quando scherzava assieme ai compagni e tra le file, segretamente, faceva cori contro le altre squadre(segretamente perché IN TEORIA le mascotte devono essere imparziali, dato che rappresentano non solo la loro scuola ma tutte le scuole che partecipano alle Convittiadi). Invece durante la sfilata si è agitato, si è imbarazzato e da quel momento in poi non si è divertito più come all’inizio, poi però al culmine del suo imbarazzo, è riuscito a tranquillizzarsi e quando la cerimonia d’apertura si è conclusa è tornato tra i suoi compagni con il sorriso sulle labbra.
Entrambi abbiamo avuto momenti d’imbarazzo o di tentennamento ma alla fine siamo riusciti a superare quei momenti ed abbiamo fatto una bellissima figura divertendoci entrambi.
Luisa Bertoldi