Vite nel sonno

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Madame de PompadourIl tremolio della fiamma della candela fa danzare le ombre sul soffitto, osservandole, viaggio in paesi lontani dalla mia realtà. Il letto a baldacchino diventa la nave che mi porta in giro per i miei pensieri.
Se potessi vivere davvero una vita diversa da quella attuale potrei realizzarmi e, forse, essere anche felice.
Non credo che dormirò stanotte, rimarrò tutto il tempo a cercare di evadere senza speranza di riuscirci; devo trovare il modo di occupare la mia testa per evitare di farla scoppiare proprio la sera prima di quello, che si suppone essere il giorno più bello della mia vita. Domani sposerò un uomo che non ho mai conosciuto e che men che meno amato. Si chiama François d’Alsace, ha molti più anni di me e non avrei nessuna intenzione di sposarlo se non fosse la mia unica speranza; solo l’essere sposata con un nobile del mio stesso rango mi permetterebbe di continuare a coltivare le mie passioni: la letteratura e lo studio dei trattati di biologia e filosofia più recenti.
Sposandomi per amore o ancor peggio rimanendo nubile, non potrei essere nulla. Non esisterei per nessuno.
Perché nel mondo di oggi la figura della donna è fragile come un cristallo. Se non si ha un ricco e opulento marito, in grado di garantirti il rispetto dovuto per sé e quindi, di riflesso, per te, allora non ti resta che chiuderti in una cella. La libertà è solo un appannaggio maschile. Loro possono indirizzare la mia vita senza chiedermi nulla, possono rinchiudermi o liberarmi. Io non decido per me e non do retta al mio cuore.
Dato che mancano ancora molte ore all’inizio della mia vestizione è meglio che mi distragga leggendo, le ombre cominciano a stufarmi.
Passo in rassegna la mia libreria e scelgo uno dei più bei saggi che abbia mai letto, lo coccolo, lo cullo, quasi non fossi certa di poterlo riabbracciare tra pochi giorni.
Le parole sono come dolci pensieri, fanno perdere la cognizione del tempo e dello spazio; fortunatamente mi distraggono anche dal contesto di vita. Adoro leggere.
Arrivano i primi raggi del sole all’introduzione del romanzo, mi scaldano verso la fine delle confessioni e mi destano dal mio stato solo verso a metà delle riflessioni di Voltaire; condivido molte delle sue teorie perché ho avuto occasione di parlarne direttamente con lui; ricordo che era presente una domenica al circolo riunito nel salotto dei miei genitori.
Sento l’odore del pane imburrato, dopo poco arriva Blanche, la mia unica vera amica, la ragazza a cui confido tutto. Mi porge un vassoio lucido, pieno di frutta e di paste da gustare. Con la sua sincerità tanto apprezzabile quanto molesta mi dice: “Per addolcire questo giorno triste!”
Mi lavo, mi vesto, mi trucco, esco dalla mia stanza diretta verso il salone delle feste. Mi aspettano. I loro sguardi sono carichi di aspettative, vogliono il mio silenzio e la mia rassegnazione!
Sento i nitriti dei cavalli e poi piano piano mi si serrano le palpebre …
Spalanco gli occhi.
L’unico suono è quello della radio.
“Marie, svegliati! Farai tardi! Oggi non è proprio il caso!”
Solo adesso mi rendo conto di essere nel mio letto, a Parigi, nel 2009 e capisco quanto sarebbe stata diversa la mia vita se fossi stata il mio personaggio.
In pochi minuti sono pronta e mi precipito verso la sala conferenze. Il mio primo libro.
Marie Vie: vite di donne passate.

Beatrice Cagliero (2B)

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