W l’autogesta

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Ragazzi, siamo stati grandiosi (in particolare e soprattutto i rappresentanti d’Istituto): l’auto-gestione è riuscita! Ne è la prova il fatto che la maggior parte degli insegnanti non ha avuto di che lamentarsi, a parte qualche piccola “ragazzata” venerdì sera sotto il palco (chi c’era ricorderà, nulla di grave).
Sono stati tre giorni controllati e utili dove gli incontri si sono svolti con ordine e partecipazione. Anche i laboratori pomeridiani (sebbene l’ultimo giorno abbia prevalso il laboratorio “Pulizie di Primavera”) hanno registrato una presenza significativa e un entusiasmo generale.
Quando in altri licei il massimo dell’informativo è stato il corso di “french manicure” (Cavour), noi abbiamo avuto l’occasione di discutere in maniera formativa e attiva di problemi attuali con esperti, abbiamo ricevuto lezioni extra un po’ diverse dal solito da insegnanti che ormai credevamo elementi fissi d’arredo della scuola e non esseri umani, troppo abituati a vederli dietro ad una cattedra.
Ci sono stati momenti di svago, momenti di attività collettiva, momenti di discussione, che hanno dato bella rinfrescata alla nostra scuola (in appoggio alla rinfrescata vera e propria finale con moccio e vetril, che sebbene non abbia riscosso grande consenso, ci ha fatto immedesimare nei cosiddetti operatori scolastici, che noi alunni chiamiamo affettuosamente “bidelli”, ma che facciamo disperare con graffiti, cuoricini e slogan da Ultra su banchi e muri). Ma diciamoci la verità, ci siamo veramente AUTO-gestiti? O abbiamo trovato un po’ la cosiddetta “pappa pronta”?
Se non ci fosse stata la guardia davanti alle aule di conferenza, la rigidità degli orari, la disposizione dei posti fissa, i rappresentanti a fare la ronda per rispedire i fagnani nelle rispettive aule, questi tre giorni sarebbero riusciti lo stesso così bene? Mi si fa notare giustamente una cosa: è un utopia pensare che una folla di quasi cinquecento adolescenti si gestisca da sola senza disordini, nonché il sogno del personale scolastico (docenti, bidelli, educatori…).Ma a questa osservazione rispondo con un’altra , Scritta tempo addietro : <<Cercare di raggiungere un’utopia e come cercare di raggiungere il tramonto. Non ci riuscirai mai, ma a questo serve….a farti camminare>>. E invece un sacco di gente è partita dal concetto : tre giorni di autogestione = tre giorni di “mero svago” come puntualizza la circolare, per non usare un linguaggio più colorito, ma suppongo si capisca benissimo cosa si intenda. Riflettendo dopo tutto ci siamo divertiti, anche quelli che avevano in mente di passare tre giorni a vagabondare nei corridoi e invece sono stati prontamente ripescati e “imprigionati” nella prima aula conferenze a portata di mano. E soprattutto in questo direi l’autogestione è stata un’esperienza formativa, ché la scuola non è solo ammazzarsi di lavoro o far nulla, non è solo tre ore nette di latino o tagliare, non è solo compito in classe o gita; c’è anche una sana via di mezzo, una strada molto più divertente e rinfrescante anche per i prof, tenuta in vita dalla nostra collaborazione. Chissà che un giorno anche i più fanc…fagnani non vedano più l’autogestione come una vacanza ma come un’alternativa alle temute ore frontali, così da viverla fino in fondo e godersela di più.

Eugenia Beccalli (2F)

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