È ormai da quattro anni che il mese di Ottobre è diventato simbolico per la maggior parte delle persone che si ritengono contrarie alla discriminazione fondata sull’omofobia. Il 20 di Ottobre infatti, come esplicitato in altre edizioni del nostro periodico, è il cosiddetto “Spirit Day”, la giornata internazionale contro il bullismo omofobico. E quale modo migliore per celebrare questa giornata, se non ostacolare qualsiasi disperato tentativo di creare un’uguaglianza? Per coloro che non lo sapessero, questo ultimo mese ha visto l’Italia sommersa da discussioni e dibattiti su questo tema. Ma andiamo con ordine.
Il 15 Marzo 2013 Ivan Scalfarotto ha presentato un disegno di legge che sembra semplicemente aggiustare il precedente testo della Costituzione. Il deputato giustifica questa decisione nel seguente modo:
“Sulla scia degli episodi di omofobia e transfobia, che hanno funestato il nostro Paese negli ultimi anni, è diventato ineludibile affrontare un problema che da tempo le associazioni a tutela delle persone LGBTI denunciano. […] Nella violenza e nella discriminazione di stampo omofobico e transfobico la peculiarità dell’orientamento sessuale della vittima non sono neutrali rispetto al reato, del quale costituiscono il fondamento, la motivazione e, in senso tecnico, il movente.”.
Per ovviare a questa problematica, il Deputato aggiunge:
“Si ritiene che, per contrastare i reati motivati da stigma sessuale, in particolar modo nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, sia più efficace, rispetto alla mera introduzione di una circostanza aggravante, prevedere l’estensione dei reati puniti dalla legge Mancino-Reale (che ha reso esecutiva la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, fatta a New York il 7 marzo 1966) anche alle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere della vittima, così come previsto in numerose proposte di legge già presentate in Parlamento nelle precedenti legislature.”
E fino a qui tutto bene (come cantava nel 2010 Marracash), se si esclude quel gruppo non irrilevante di persone che hanno sentito i propri diritti lesi da questa proposta di legge. Questo gruppo prende il nome di Sentinelle in Piedi (e già a questo punto si potrebbe iniziare ad avere paura, data la scelta di un lessico militare) e si autodefinisce “una rete apartitica e aconfessionale, una resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera, denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà”. Nel concreto, questo “movimento” ha organizzato una protesta contro la legge Scalfarotto, scendendo in cento piazze italiane (a Torino in Piazza Carignano) con un libro in mano per difendere i valori della “famiglia tradizionale”, affermando inoltre che questa legge costituirebbe un attacco alla libertà di espressione. Analizzando le contraddizioni, oltre al fatto che ci fosse chi leggeva Pasolini o Wilde, verrebbe da chiedere ai più anziani tra le Sentinelle se fossero scesi in piazza anche nel 1975, in seguito all”approvazione della sopracitata legge Mancino-Reale contro le discriminazioni razziali e religiose. Inoltre, c’è da chiedersi se abbiano realmente letto il disegno di legge, poiché esso garantisce chiaramente la libertà di opinione, sia del singolo sia delle associazioni, purché non si tratti di istigazione all’odio o alla violenza.
Comunque sia, la notizia di questa manifestazione ha visto l’opposizione di numerose associazioni LGBT e non, che a tempo di record hanno a loro volta organizzato, specialmente nella nostra città, una controprotesta. Un migliaio di persone indignate hanno circondato piazza Carignano, dove circa cinquanta Sentinelle, protette da poliziotti e transenne, si concentravano sulla veglia contro i diritti. I quotidiani nazionali parlano di spintoni e risse, online si legge anche “Sentinelle aggredite da squadristi gay a Torino”. La verità è che anche tra i contro-manifestanti c’è stato qualcuno che non ha compreso il significato della protesta, spingendo più volte le transenne e pretendendo di risolvere la questione con la violenza. Passata un’ora esatta di lettura, le Sentinelle hanno abbandonato la piazza, lasciando il proprio spazio ai contro-manifestanti che hanno dato il via a un breve “corteo per l’uguaglianza” lungo le strade della città.
Dopo un così intenso contrasto si potrebbe credere che la comunità LGBTI sia finalmente libera di respirare, ma a quanto pare tra le aziende che fabbricano bastoni da mettere tra le ruote ve n’è una capeggiata da Angelino Alfano (aka Al Fanuk, secondo il Buongiorno di Gramellini). Pochi giorni dopo quanto accaduto, il ministro dell’Interno si scaglia infatti contro quei sindaci che hanno trascritto gli atti di matrimonio contratti all’estero da coppie omosessuali italiane, poiché in quanto queste unioni non sono previste dalla legge italiana, la trascrizione risulterebbe illegale. Si deve ammettere che Alfano non avrebbe effettivamente torto se si limitasse ad affermare quanto precede, e su questo punto concorda sicuramente Matteo Orfini, presidente del Pd, che su twitter esprime la propria posizione così: “Caro Angelino Alfano, invece di annullare le trascrizioni dei matrimoni gay preoccupiamoci di renderli possibili anche in Italia”. Difatti per quanto riguarda questo punto, il ministro sembra avere idee chiare e confuse al tempo stesso; non concepisce i matrimoni, le adozioni e la riversibilità delle pensioni, ma si dichiara “disponibile a studiare un modello italiano che possa dare maggiori diritti alle unioni gay”, a patto che non siano violati questi diritti, riservati a quanto pare alle coppie eterosessuali. In risposta a questa sua richiesta, una maggioranza di sindaci che si estende da Milano a Napoli e passa per Bologna si è rifiutata di interrompere le trascrizioni, considerate come un infimo passo verso qualcosa che somigli a un legale matrimonio.
Nel frattempo l’UE si dirige in una direzione opposta: negli stessi giorni a Bruxelles si ribadisce che “non è di questa Europa che qualcuno dello stesso sesso non abbia il diritto di sposarsi”. I dati infatti sono chiari e basta una semplice carta geografica per intenderli. In Italia bisogna insistere parecchio prima di ottenere qualcosa, basti pensare alle varie leggi riguardanti la discriminazione a sfondo sessista, purtroppo mai veramente passata alla storia. Si potrebbe parlare di una lentezza e un tradizionalismo antropologico, che risulterebbe senza dubbio un pregio se dovessimo limitarci, per esempio, al contesto culinario (non sarebbe infatti immaginabile cambiare la ricetta della pizza, o produrre la Nutella senza nocciole). Per quanto riguarda il piano socio-culturale è invece importante stare al passo con i tempi, non solo per i selfie dei parlamentari pubblicati su twitter.
Diana Greco Ciobanu, Lisa Picatto (3B)