We’re all living in America

Tempo di lettura: 3 min

AmericaAmerica? Il Paese delle opportunità.
America? Il Paese con più immigrati italiani al mondo.
America? Fast food.
America? Tennessee.
Americani? Persone completamente “crazy”.
Si potrebbe andare avanti per ore ad elencare i luoghi comuni che circondano questo Paese, consumati da chi, più o meno consapevolmente, pensa all’America come ad un’accozzaglia di aggettivi vuoti, dimenticandosi troppo spesso che questo stato non è solamente il trinomio televisivo California – Miami – New York.
Quando si parla di America è obbligatorio tenere in considerazione l’esistenza di ben 50 Stati, ognuno di questi avente caratteristiche diverse dal proprio “vicino” e, tra questi, vi è il Tennessee.
Patria natale di grandi “star”, che vanno da Elvis Presley a Tina Turner, fino alle più moderne Miley Cyrus e Megan Fox – amata dal 110% dei maschi di ogni età – il Tennessee è un piccolo stato situato nel centro sud degli U.S. .
Se si pensa al Tennessee il collegamento alla realtà country è immediato: le fattorie, i trattori, le mucche, le galline e quell’abbigliamento “old western” che fa sorridere gli Europei. Questo parallelogramma di terra, famoso in tutto il mondo per il suo whiskey, è però vittima di troppo frequenti stereotipi e ingiuste generalizzazioni. I giovani del Tennessee sono identici a qualsiasi adolescente Europeo: amano divertirsi, ascoltare musica, chattare su Facebook (chi non lo usa ormai?) e leggere, chi le riviste di moda, chi i racconti del celebre Edgar Allan Poe.
Come ogni adolescente in fase di sviluppo, l’americano del Tennessee ha bisogno di mangiare e non rischia certo di morire di fame, data la vasta gamma di fast food a disposizione perfino dei portafogli più smilzi. La domanda più importante è: quale scegliere?
La decisione non è certo delle più facili, sono tutti così invitanti! Si può mangiare qualsiasi genere di cibo: tacos, hamburgers, pancakes, dolci, cucina italiana (poco consigliabile se si è abituati ai piatti nostrani) messicana, cinese, giapponese e tante altre delizie ipercaloriche provenienti da ogni angolo del pianeta.
Come se non bastasse, a stupire ci sono anche gli orari, totalmente differenti da quelli a cui l’Italia è abituata, durante i quali poter magiare: non c’é infatti da meravigliarsi nel vedere qualcuno cenare con un piatto di pancakes, magari alle 18.00. In America non esistono convenzioni in merito all’orario dei pasti o al tipo di cibo da consumare: quando si ha fame si mangia. Fortunatamente, i ragazzi hanno modo di smaltire questo fiume di calorie che ingeriscono nell’arco di una giornata: si gioca a soccer, tennis, golf, football, basket, softball e powderpuff. Powderpuff? Semplicemente il football femminile, non per questo meno violento e aggressivo (anzi!) . Questi sport rientrano tra le attività scolastiche e si svolgono all’aperto, in aree precise che circondano la scuola e che vengono dedicate all’attività fisica.
Per una scuola italiana sembra incredibile poter disporre di chilometri di prato adibito a centro sportivo scolastico, in America è la normalità. La high school è completamente diversa dalle scuole dell’Italia.
Tanto per cominciare, gli americani frequentano solo quattro anni di liceo: cambiano classe alla fine di ogni lezione passando prima dal loro armadietto per prendere i libri per l’ora successiva, proprio come nei telefilm. Gli armadietti, assieme alle fontanelle, costeggiano gli enormi corridoi dell’high school. Si studiano solo sette materie ed essendo così poche, la scelta tra indirizzi umanistici, scientifici, linguistici, e pratici ( come economia domestica, meccanica e media televisivo) deve essere ponderata.
Terminata la prima parte della giornata c’è la famosa pausa pranzo, durante la quale si può consumare il cibo portato da casa o comprato alla “succulenta” mensa della scuola per soli 1.80 $. Con il pranzo alla mano, bisogna poi scegliere a quale tavolo sedersi. Quest’ardua decisione segna tendenzialmente la reputazione di ogni studente durante tutto il suo percorso al liceo. So … Be careful!
Al contrario di quanto avviene in Italia, dove tra un intervallo e l’altro o una passeggiata verso la macchinetta del caffè e una fuga in bagno si possono scambiare due parole con i bidelli, qui gli operatori scolastici sono invisibili, fantasmi silenziosi che lucidano a specchio i bagni e le aule della scuola…una leggenda, se ne percepisce la presenza ma non se ne vede l’ombra.
Tornando allo sport, qui viene considerato molto seriamente. Ogni venerdì, prima della partita di football o di basket ha luogo il Pep Really. Lo si potrebbe descrivere in sole due parole: Follia Pura. La scuola si trasforma da silenzioso serio luogo di studio a giungla di adolescenti urlanti che inondano i corridoi per dirigersi verso la palestra e tifare la squadra che giocherà la sera stessa. I festeggiamenti continuano con musica a tutto volume, cheerleaders che offrono stupende coreografie e, per finire, i giocatori che entrano in palestra uno dopo l’ altro come gloriosi eroi di ritorno dalla guerra, accolti come se non rientrassero in patria da anni. Fischio d’inizio e si comincia.
L’America è completamente un altro mondo.

Claudia Vouk (4B),
corrispondente dagli U.S.A.

92720cookie-checkWe’re all living in America